Negli ultimi anni l’Arabia Saudita ha conquistato sempre più spesso l’attenzione dei mass-media internazionali (Italia a parte). D’altronde, è uno dei principali produttori di petrolio del mondo e la sua potenza economica, politica e militare è in piena espansione, con l’appoggio dell’Occidente con in testa gli Stati Uniti.
L’Arabia Saudita non si è certo meritata l’appoggio occidentale per essere una democrazia o un paese dove vengono rispettati i diritti umani. Ma, si sa, quando si tratta di petrolio si può chiudere un occhio su tutto il resto.
Proprio in questi giorni il governo saudita ha cancellato le borse di studio di 16.000 studenti, che studiavano presso varie università in Canada. Il motivo? La crisi displomatica innescata dalle critiche del Ministero degli Esteri canadese circa la situazione dei diritti umani in Arabia Saudita. La risposta alle critiche è stata di tagliare i legami diplomatici con il Canada, congelando scambi e investimenti oltre alla cancellazione dei voli verso Toronto.
1.000 frustate per aver parlato di ateismo
La settimana scorsa, l’attivista Samar Badawi è stata arresta per esser la sorella di Raif Badawi che era stata imprigionata e condannata a 1.000 frustate per blogging sull’ateismo. Nessun paese occidentale ha criticato l’episodio, tranne il Ministro degli Esteri canadese, Chrystia Freeland. Con un tweet ha espresso senza mezzi termini la sua posizione: “Il Canada sta con la famiglia Badawi in questo momento difficile, e continua a chiedere con forza la liberazione di Raif e Samar Badawi“.
Sebbene il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman abbia promosso un’immagine di modernizzazione e progresso nel regno, secondo molti si tratta soltanto di un’azione di marketing per mascherare le violazioni dei diritti umani in corso. Negli ultimi mesi, numerosi attivisti e dissidenti politici sono finiti in carcere. Tra di loro anche le donne che hanno partecipato alla campagna per il diritto di guidare.
Vivere in una teocrazia significa anche questo: mai criticare la religione di Stato a meno di non affrontare pesanti conseguenze. Per chi vive in Arabia Saudita la cosa è abbastanza chiara. Non altrettanto per tutti gli alleati occidentali che non si rendono conto, o fanno finta di non rendersi conto, che appoggiare una teocrazia significa anche giustificare le peggiori violazioni dei diritti umani.
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