È ormai abbastanza chiaro che il PIL, il prodotto interno lordo, non è un buon indicatore dello stato di salute di un paese.
Ecco il motivo per il quale il Boston Consulting Group (BCG) ha sviluppato una metodologia per misurare il cosiddetto benessere sostenibile, sulla base di 44 indicatori diversi, di cui il PIL pro-capite è solo uno di questi. Gli indicatori in questione comprendono, tra gli altri, il tasso di disoccupazione, l’inflazione, lo stato di salute, l’aspettativa di vita, la qualità e l’accessibilità all’istruzione, la qualità delle infrastrutture, lo stato dell’ambiente, la corruzione, la libertà di stampa, etc. etc.
Focalizzando l’attenzione sull’Europa, dallo studio emerge che il paese messo meglio del continente è la Norvegia, un paese la cui popolazione è felice circa le prospettive di lavoro, la qualità degli immobili in cui vive, la sicurezza da atti criminali e l’ambiente, in gran parte incontaminato. Insomma, è il il miglior posto dove vivere in Europa.
Anche la Germania non se la cava male, con un quarto posto che, insieme ai vicini di Austria, Svizzera, Lussemburgo, Belgio e Paesi Bassi, completa la lista degli stati europei più desiderabili.
Discorso diverso per l’Italia, un paese che nell’immaginario collettivo era associato al bel vivere, classificata in ventitreesima posizione, dietro a paesi come Ungheria, Slovacchia e Lituania.
Ma per avere il quadro completo, ecco la graduatoria 2016 di dove si vive meglio in Europa.