Finita la crisi energetica UE, ma gli analisti avvisano che potrebbe ripetersi

Le forniture europee sono adesso fuori pericolo, ma le tensioni geopolitiche minacciano il ripetersi di un’altra crisi energetica.

L’approvvigionamento energetico in Europa è tornato sicuro e stabile. I livelli di stoccaggio del gas sono pieni per oltre il 70% e, secondo gli economisti del The Conference Board Europe, la crisi energetica che l’Europa ha vissuto dopo la guerra in Ucraina è finita.

Tuttavia, la dipendenza del nostro continente dalle importazioni ci mette a rischio di futuri sconvolgimenti geopolitici, come stanno evidenziando i recenti attacchi Houthi alle petroliere nel Mar Rosso.

Diversificare le fonti e distruggere la domanda

L’Europa continua a dipendere dalle importazioni di petrolio, gas naturale e prodotti raffinati (soprattutto diesel) per il suo fabbisogno energetico. Fino all’inizio del conflitto tra Ucraina e Russia, l’Europa aveva fatto affidamento in gran parte su quest’ultima per tutte queste forniture. Come noto, le sanzioni imposte contro la Russia hanno costretto l’Europa a diversificare.

La strategia dell’Unione Europea (UE) è stata quella di diversificazione le fonti (facendo meno affidamento sui combustibili fossili russi) e di distruggere la domanda. In questo modo i prezzi del gas naturale sono tornati sotto controllo.

Proprio il gas naturale, fondamentale sia nel settore residenziale che in quello industriale, è stata la risorsa più colpita. I prezzi del gas naturale liquefatto (GNL) hanno raggiunto il picco nell’agosto 2022, con massimi record di 236 euro per MWh ma, a gennaio 2024, la media dei prezzi era intorno ai 30 euro per MWh (tra il 2015 e il 2019 il prezzo medio era di 18 euro per MWh).

Una crisi è finita ma la prossima rischia di essere molto vicina

Tutto bene allora? La crisi energetica è finita e possiamo tirare un sospiro di sollievo?

Gli analisti di GlobalData avvertono che la crisi potrebbe ripetersi, anche nel 2024. Il delicato equilibrio tra domanda e offerta può essere messo in crisi da un clima inaspettatamente freddo (creando un picco della domanda) o da improvvise riduzioni della disponibilità dell’offerta causate da tensioni geopolitiche nelle più importanti aree di approvvigionamento.

La sicurezza energetica dell’Europa è fortemente dipendente dalle importazioni, alla mercé di altri mercati che possono o meno rivelarsi affidabili. I rifornimenti energetici europei stanno passando dalla dipendenza russa alla dipendenza da altri paesi, alcuni dei quali sono da considerare molto meno stabili e affidabili rispetto alla Russia.

“Basta pagare e potremo comprarlo”

Gli esempi di questa rischiosa dipendenza sono numerosi. La recente interruzione delle rotte marittime per gli attacchi Houthi nel Mar Rosso, hanno causato un quasi dimezzamento dei volumi di petrolio che dal Medio Oriente raggiungono l’Europa (dati Kpler). Un altro esempio è il dominio della Cina sull’Europa nel settore delle terre rare e nell’energia solare, entrambi fondamentali per la diffusione di alternative verdi.

È qualcosa più di un’impressione che Bruxelles sia convinta che qualsiasi bene o commodities sia disponibile per l’acquisto in qualche parte del mondo e che esista sempre un prezzo per assicurarselo. In altre parole, “basta pagare e potremo comprarlo“. Purtroppo, la sicurezza energetica di un paese non è una questione di prezzo ma di controllo fisico, tanto è vero che tutti gli altri grandi blocchi politici hanno seguito strategie energetiche completamente diverse, come bene insegnano Stati Uniti, Cina e Russia.

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