Dopo tante fantasie, ecco la realtà. Nonostante molti sforzi e investimenti, l’adozione di massa di auto elettriche è più lontana della fusione nucleare.
Le auto elettriche sono uno dei pilastri della transizione energetica, ma il calo sempre più evidente della crescita della domanda è sotto agli occhi di tutti. Proprio questa settimana Umicore, produttore belga di materiali per batterie, ha lanciato un allarme: “nel contesto di un forte rallentamento della crescita della domanda di veicoli elettrici che ha avuto un impatto sull’intera catena di fornitura, le proiezioni della domanda dei clienti per i materiali delle batterie sono diminuite drasticamente nelle ultime settimane“. I volumi 2024 dei materiali per batterie di Umicore potrebbero essere uguali o leggermente inferiori rispetto allo scorso anno.
Qualcuno crede in una crescita imperterrita della domanda
Umicore non è un’azienda marginale, ma uno dei maggiori produttori di materiali per batterie utilizzati nelle auto elettriche. Di certo, è un’azienda che sa di cosa sta parlando, pur essendo interessata a dipingere un quadro ottimistico della situazione, visto che i suoi ricavi dipendono dalla domanda di veicoli elettrici.
Tuttavia, non tutti interpretano questi dati nello stesso modo. L’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), per esempio, considera come un dato di fatto la crescita continua dell’adozione di veicoli elettrici. Così come l’Unione Europea (UE), che ha appena messo un ulteriore impedimento allo sviluppo del mercato dei veicoli elettrici con nuovi dazi sui veicoli fabbricati in Cina. La Commissione Europea imporrà ulteriori dazi di importazione fino al 38% sulle auto elettriche cinesi.
I nuovi dazi UE sulle elettriche cinesi sono una punizione anche per le case automobilistiche europee
Tuttavia, questa misura sarà una punizione anche per quelle case automobilistiche europee che hanno esternalizzato la loro produzione in Cina. Pertanto, Mercedes, Renault e qualsiasi altra casa automobilistica europea con stabilimenti in Cina, a partire dal mese prossimo, pagheranno un dazio di importazione aggiuntivo del 21%, mentre le case automobilistiche cinesi pagheranno un dazio compreso tra il 17% (nel caso di BYD) e il 38% (nel caso di SAIC). Sono dazi che si aggiungono al 10% già esistente per gli importatori di veicoli elettrici.
L’effetto di tutto ciò? Prezzi finali più alti per le auto elettriche, che sia le case automobilistiche europee che quelle cinesi vogliono vendere in Europa.
Meglio non confondere le fantasie con la realtà
Ma i segnali che qualcosa non sta andando secondo i piani, arrivano da tutto il mondo. In Nuova Zelanda, le vendite di veicoli elettrici sono andate forte fino al 2023 grazie ai generosi sussidi governativi ma, alla fine dello scorso anno, il governo neozelandese ha interrotto i sussidi e le vendite sono immediatamente crollate. Lo stesso è accaduto in Germania, dove il governo è stato costretto da problemi finanziari ad eliminare gradualmente i sussidi per i veicoli elettrici.
La crescita delle vendite di veicoli elettrici sta rallentando a favore dei veicoli ibridi in tutto il mondo, ad eccezione della Cina, dove però gli esperti credono che il mercato abbia raggiunto il punto di saturazione. Se questa tendenza continuerà, a meno di regalare veicoli elettrici a tutti per stimolarne la diffusione, l’adozione di massa dei veicoli elettrici è lontana.
Per quanto i sostenitori della mobilità elettrica amino le fantasie, la realtà ci sta mostrando che i veicoli elettrici non possono farcela da soli in un mercato libero.
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