Le acque fluviali nei pressi di alcune delle più grandi miniere di rame e cobalto della Repubblica Democratica del Congo sono tossiche. Il paese è il secondo produttore di rame del mondo e fornisce circa il 70% del cobalto globale.
Un recente report di RAID e di African Resources Watch ha rivelato che le persone che vivono in queste aree sono molto preoccupate per gli effetti nocivi della contaminazione tossica sulla loro salute e per le conseguenze distruttive sugli ecosistemi locali.
Per centinaia di migliaia di congolesi la transizione energetica è diventata un incubo
L’acqua potabile per chi vive in queste zone è scarsa, così come l’acqua pulita per l’igiene personale. Di fatto, la popolazione è costretta ad usare acqua contaminata per le necessità quotidiane.
L’inquinamento sta avendo un impatto sulla salute ginecologica e riproduttiva di donne e ragazze, portando a problemi come mestruazioni irregolari, infezioni urogenitali, aborti spontanei più frequenti e, in alcuni casi, malformazioni congenite. Inoltre, gli abitanti del posto hanno segnalato frequenti malattie della pelle e hanno espresso particolare preoccupazione per la salute dei loro bambini.
Una problema enorme che mette sotto una luce sinistra il Green Deal europeo e la transizione energetica dell’Occidente… che sembrerebbe svilupparsi sulla pelle di queste popolazioni. Infatti, come evidenzia l’African Resources Watch, il mondo ha bisogno del cobalto del Congo per raggiungere gli obiettivi di zero emissioni nette, ma la transizione energetica non sta per nulla avvantaggiando centinaia di migliaia di congolesi che vivono all’ombra delle grandi miniere di cobalto, lontano dagli occhi degli ambientalisti occidentali.
Le società minerarie ammettono i vecchi errori ma non quelli attuali
I minatori del Congo usano grandi quantità di acido per trasformare il minerale in rame e cobalto. In base alla legge mineraria del paese, le aziende dovrebbero impedire che le acque reflue tossiche contaminino le falde acquifere o i corsi d’acqua locali, ma la realtà è diversa.
Secondo Mining, anche società minerarie come Glencore, Eurasian Resources Group, Zijin Mining Group e CMOC Group hanno riconosciuto l’inquinamento dovuto a vecchie miniere e ad altre attività che contribuiscono alla contaminazione dell’acqua. Ma tutte dichiarano di monitorare la qualità dell’acqua in linea con le normative congolesi oppure di impegnarsi a rispettare le leggi ambientali oppure di impegnarsi a non scaricare nei fiumi, mentre il loro monitoraggio non mostra inquinamento.
Sempre più poveri
Nel frattempo, le popolazioni locali non solo perdono la salute, ma continuano anche ad impoverirsi.
Le rese dei raccolti sono crollate a causa della contaminazione dell’acqua. Il 59% delle persone intervistate nello studio dice di aver ridotto l’assunzione di cibo a un pasto al giorno e di aver dovuto ritirare i propri figli da scuola a causa di difficoltà finanziarie. Il 75% ha dichiarato di non poter più permettersi assistenza sanitaria o medicine.
Per qualcuno la transizione energetica è un sogno, per qualcun altro è un incubo!
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