Ilva non è il vero problema della ArcelorMittal

Avete mai provato a guardare alla crisi Ilva-ArcelorMittal da una prospettiva globale? Scoprirete che non esistono soluzioni indolore, tanto meno nelle mani del governo italiano…

Il produttore di acciaio più grande del mondo sta affrontando tempi difficili. E non certo, o non solo, per la vicenda Ilva.

In Italia la questione ArcelorMittal-Ilva sta polarizzando l’attenzione mediatica in termini così semplicisti da far sembrare che il paese sia un po’ come Alice nel Paese delle Meraviglie. Il problema viene riassunto in termini di migliaia di posti di lavoro a rischio a causa della volontà della multinazionale indiana di non volere rispettare gli accordi.

Purtroppo, la questione è assai più vasta e complessa, tanto da far sorridere che qualcuno confidi che il governo italiano possa trovare una soluzione. Se anche si trattasse, come d’abitudine, di far pagare il conto ai cittadini, questa volta la cosa è assai più complicata.

La crisi finanziaria e la recessione siderurgica

Come accennato, ArcelorMittal si trova in grosse difficoltà, con gravi perdite finanziarie e una recessione globale nel settore siderurgico. La società siderurgica indiana ha annunciato la chiusura di un impianto in Sudafrica e la chiusura temporanea di un altoforno a Cracovia, in Polonia. Quest’ultimo costituisce circa un terzo della capacità di produzione di acciaio dell’azienda in Polonia.

La chiusura dell’impianto sudafricano, che lascerà a casa 1.000 lavoratori, avviene poiché è svanito il vantaggio competitivo in termini di costi, principalmente a causa della materia prima e dei prezzi regolamentati. Il governo sudafricano ha fatto grandi sforzi per supportare l’azienda in questi ultimi mesi, ma non c’è stato nulla da fare. ArcelorMittal aveva acquistato gli impianti siderurgici in Sudafrica dall’ex produttore di acciaio statale Iscor, circa 20 anni fa.

ArcelorMittal, presente in ben 60 paesi, ha registrato una perdita netta di 539 milioni di dollari nel trimestre luglio-settembre 2019, mentre le vendite sono scese a 16,6 miliardi di dollari, quando nello stesso trimestre dello scorso anno ammontavano a 18,5 miliardi di dollari.

Una bufera globale

Ma la bufera che sta travolgendo il settore siderurgico mondiale e, di conseguenza, tutta l’economia globale, non penalizza solo ArcelorMittal.

Come riferito da Reuters, la Tata Steel, un altro gigante siderurgico indiano, taglierà 3.000 posti di lavoro in Europa. Attualmente, Tata Steel impiega circa 20.000 persone nel nostro continente.

Purtroppo, il rallentamento economico globale, con una vera e propria crisi del settore siderurgico, sarà doloroso e cambierà molte cose negli equilibri economici mondiali.

Meglio saperlo, per non illudersi che le cose si possano sistemare con qualche bel discorso sull’impegno del governo italiano per risolvere la crisi o, ancor peggio, con le velate promesse di una nazionalizzazione dell’Ilva.

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