L’eroe sovversivo ed eccentrico della Patafisica: Alfred Jarry

Il padre della sovversione surrealista ha vissuto in un lampo, così come la sua opera teatrale più famosa, così rude e anarchica che il pubblico in rivolta fece chiudere il teatro.

Nel corso della conferenza stampa di presentazione della nuova stagione di Striscia la Notizia, i giornalisti presenti sono rimasti sorpresi dalla consegna dell’ambitissimo e raro diploma di Patafisico ad Antonio Ricci, l’autore del celebre programma di Canale 5. Un onore internazionale riconosciuto a chi pratica la scienza delle soluzioni immaginarie.

Pochi sanno che l’inventore di questa pseudoscienza viveva a Parigi, ancora prima che i dadaisti cominciassero le loro provocazioni e che i surrealisti inneggiassero all’assurdo, all’irrazionale e allo scatologico. Si tratta di Alfred Jarry, non certo il nome più famoso nel mondo della letteratura e ricordato a malapena per la sua opera “Ubu Roi”, con la quale scandalizzò Parigi e che il 10 dicembre 1896 provocò una rivolta del pubblico in teatro tanto da doverla sospendere.

Bizzarro e anticonformista

La sua opera scomparve in un lampo, così come la sua vita: morì infatti nel 1907, all’età di 34 anni, consacrato per sempre nel ruolo di eroe sovversivo. Artista grafico, burattinaio, critico, editore, teorico culturale e grande eccentrico, creò una sua filosofia: la Patafisica.

Straordinariamente bizzarro ed anticonformista, Jarry aveva un look che avrebbe attirato l’attenzione di chiunque. Vestiva con abiti neri laceri e oversize, tenuti insieme da spille da balia e lacci da scarpe. Sfoggiava pantaloncini attillati da ciclista, un fermacravatta argentato e scarpe col tacco da donna. Per completare, aveva capelli scuri lunghi e arruffati. Girando per Parigi in bicicletta, recitava e sparava con un revolver, un’impresa che definì “bella come la letteratura”.

Gli piaceva riferirsi a se stesso usando il “noi“, mangiava i pasti in ordine inverso, lasciava i suoi gufi domestici defecare sul pavimento ed era terrorizzato all’idea di bere acqua.

Un genio eternamente adolescente

È difficile credere che nella sua breve vita sia riuscito a fare qualcosa, dal momento che ha trascorso gran parte del tempo sotto l’influenza di una sostanza o di un’altra: oppio, assenzio, etere e abbondanti quantità di alcol. Jarry era un eterno adolescente, impegnato in una ribellione perpetua.

Ma era un genio

Picasso, che probabilmente non incontrò mai Jarry, lo considerava un eroe e collezionò manoscritti e manufatti, recitò a memoria passaggi dei suoi scritti e finse persino l’abitudine di brandire un revolver come un vigilante dell’avanguardia.

Precursore del surrealismo e del futurismo

Negli anni ’30, Picasso e Miró invocarono entrambi il protagonista comicamente malvagio di “Ubu Roi“, paragonandolo a Franco, il dittatore della Spagna.

Per certi versi possiamo dire che Alfred Jarry ha scatenato un vero terremoto, le cui scosse continuano a scuotere anche i giorni nostri. Tanto è vero che molti autori si sono rifatti all’opera di Jarry per rappresentare quanto di antieroico stava per accadere, dal fascismo alla guerra mondiale fino ad arrivare all’apartheid in Sudafrica.

Jarry disse una volta: “noi crediamo che l’applauso del silenzio sia l’unico che conta“. Ma per un genio come lui, che ha radicalizzato la tradizione teatrale nella misura in cui ha fatto, merita senza dubbio qualcosa di più di un applauso silenzioso e i lettori che decideranno di scoprire le sue opere sono la migliore assicurazione che Jarry lo riceva.

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