Ci tieni alla privacy? Potrebbe essere arrivata l’ora di gettare lo smartphone

Il nuovo Piano Nazionale Ripresa e Resilienza del governo Draghi ha in serbo brutte sorprese per la privacy di tutti i cittadini italiani.

Se quando sentite parlare di STASI non vi corre un brivido di paura lungo la schiena, avete ancora un po’ di storia da studiare. La STASI era il Ministero per la Sicurezza dello Stato della Germania dell’Est durante la Guerra Fredda e faceva a gara con il KGB sovietico per vincere il titolo dell’agenzia di spionaggio più temuta al mondo.

Fondamentalmente, il compito della STASI era spiare i cittadini della Germania dell’Est attraverso una rete di sorveglianza interna composta da ben 500.000 informatori “non ufficiali” e da 1,5 milioni di informatori “occasionali“. In pratica, quasi un cittadino su sei della Germania dell’Est lavorava per la STASI. C’erano spie in ogni condominio del paese, in ogni luogo di lavoro e, in alcuni casi, anche i coniugi si spiavano l’un con l’altro.

La riunificazione della Germania, iniziata nel 1990, ha segnato la fine dei 40 anni di storia della STASI, che rimane un caso di successo nel trasformare le informazioni in armi per reprimere il dissenso.

Lo spirito della STASI

La realtà della Germania dell’Est durante la Guerra Fredda è molto lontana da noi per quanto riguarda le tecnologie impiegate, visto che a quei tempi non esisteva internet ne i telefoni cellulari. Ma lo spirito di fondo della STASI non è assolutamente diverso da quello delle odierne agenzie di intelligence.

Negli Stati Uniti è stato reso pubblico che le agenzie governative di spionaggio aggirano regolarmente le leggi che regolano la sorveglianza, acquistando dati sulla posizione degli utenti di smartphone da società private. In altre parole, fanno riciclaggio di dati prendendo informazioni sul mercato, cosa che sarebbe illegale da raccogliere direttamente.

È noto da tempo che la NSA americana (National Security Agency) attinge direttamente dai server delle principali società Internet per estrarre chat, audio, video, fotografie, e-mail, documenti e log di connessione. Tra queste società ci sono anche Microsoft, Yahoo, Google, Facebook, Paltalk, AOL, Skype, YouTube e Apple. Gran parte dei dati che finiscono nelle mani della NSA proviene dalle app degli smartphone di tutti i cittadini.

Il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza del governo Draghi

Qualcuno penserà che siano problemi solo americani e che in Italia si possa stare tranquilli per quanto riguarda la nostra privacy. Forse, alla maggior parte delle persone sono sfuggiti alcuni dettagli del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) del governo Draghi. Tra le altre cose, sono previsti massicci interventi per spiare i cittadini attraverso l’intelligenza artificiale, i big data, l’incrocio di dati da più fonti (Facebook? Instagram? Whatsup?) e le più moderne tecnologie di sorveglianza. Tutto ciò con il nobile scopo di combattere l’evasione fiscale.

Per gli osservatori, instituire un sistema così invasivo della privacy del cittadino in un quadro normativo fiscale come quello italiano, dove è sempre il cittadino a dover dimostrare la propria innocenza e non il fisco a dover dimostrare la colpevolezza, è qualcosa che lascerà i cittadini nudi e in balia delle pretese, motivate o immotivate, dell’agenzia delle entrate.

Le storiche inefficienze e incapacità del nostro sistema burocratico e della macchina dello stato italiano non riusciranno a modernizzarsi a tal punto da raggiungere l’obbiettivo di intrusione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza? Forse, ma il trend verso l’annichilimento della privacy dei cittadini è in corso da tempo e prima o poi ne sconteremo gli effetti.

Probabilmente, l’unico modo per proteggersi, per quanto draconiano, è buttare via lo smartphone, sostituendolo con un telefono cellulare economico di vecchia generazione. Di certo, il Grande Fratello Italiano non sarà molto contento che qualcuno faccia una cosa simile!

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