Siamo sempre stati abituati a vedere, dopo una drammatica discesa, una ripresa dei prezzi del petrolio. Quando si verifica un ribasso molto violento è perché c’è stata una reazione eccessiva da parte degli investitori.
Ma nei giorni che stiamo vivendo non è più così…
A parte l’enorme volatilità del mercato destinata a continuare, una ripresa dei prezzi si potrà verificare soltanto se la guerra del petrolio tra Arabia Saudita e Russia finirà.
Russia contro Arabia Saudita a colpi di barili
Considerando che entrambe le parti hanno notevoli riserve finanziarie, non c’è da aspettarsi tempi brevi. La Russia, in particolare, sta beneficiando di un crollo del rublo rispetto al dollaro, cosa che rende le sue entrate petrolifere non molto diverse da prima che i prezzi scendessero. Il paese può resistere a lungo a questa tempesta e non sembra per nulla disposto a negoziare una pace.
Sul lato opposto della barricata c’è l’Arabia Saudita, la cui politica è frutto delle ambizioni del giovane principe ereditario Mohammed bin Salman bin Abdulaziz Al Saud (soprannominato dai media MBS). Il principe ereditario è disposto a qualsiasi sacrificio pur di avere ragione, come testimonia la rovinosa guerra in corso nello Yemen che l’Arabia Saudita ha condotto per quasi cinque anni.
Gli Stati Uniti hanno tentato di mediare una tregua tra sauditi e russi ma finora non sono stati fatti progressi.
Un crollo epocale della domanda di petrolio
Secondo OilScore, la domanda di petrolio nella prima metà dell’anno sarà forse del 10%, o addirittura del 20%, inferiore a quella del 2019. Negli ultimi 35 anni, è successo solo due volte che la domanda fosse inferiore rispetto all’anno precedente, nel 2008 e nel 2009.
A tutto ciò si aggiunge la possibilità che, dalla Libia, un milione di barili al giorno possa ritornare sul mercato nel corso di quest’anno.
OilScore riferisce che la domanda globale di petrolio potrebbe precipitare di 18,7 milioni di barili al giorno ad aprile, ancora peggio del calo della domanda previsto di 10,5 milioni di barili al giorno per marzo.
I prezzi diventeranno negativi?
Se fino alla settimana scorsa pensare a prezzi inferiori ai 20 dollari era un eccesso di pessimismo, oggi è la realtà. Secondo la CBC, il Western Canadian Select (WCS) è stato venduto la scorsa settimana per 6,45 dollari al barile.
Per quanto possa sembrare assurdo, esiste la possibilità che i produttori, almeno a breve termine, debbano pagare i clienti perché portino via il petrolio. Ecco perché qualcuno parla di prezzi del petrolio negativi.
Il mercato è in un caos senza precedenti. Gli investimenti svaniranno e il settore verrà decimato. Naturalmente, ciò aprirà le porte per gli anni a venire a forti aumenti di prezzi poiché il settore non sarà in grado di soddisfare un ritorno della domanda.
Per il momento, tutti si dovranno abituare ad un contesto di prezzi instabile, con poche certezze e molte incognite. Peggio non potrebbe essere!
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