Dovrebbe essere chiaro a tutti che è l’energia l’ancora di salvezza della crescita economica globale. E, quando si parla di energia, nonostante le energie rinnovabili stiano guadagnando terreno, si fa riferimento soprattutto a petrolio e gas.
Lo scorso anno, dopo l’aumento significativo dei prezzi del petrolio nel 2022 (120 dollari al barile nel giugno di quell’anno), ha cominciato ad emergere un sentiment ribassista davanti allo spettro di un’incombente recessione globale. Anche il gas naturale si è incamminato lungo la stessa strada e, all’inizio di novembre dello scorso anno, l’offerta di gas naturale ha superato la domanda prevista in vista di quella che si prevedeva fosse una stagione invernale più mite, che ha portato a un calo dei prezzi di oltre il 46%.
Le aspettative per il 2024
Quest’anno è cominciato con la volatilità che continua a dominare il mercato e, secondo l’Energy Information Administration (EIA) statunitense, il Brent raggiungerà una media di 82 dollari nel 2024, più o meno lo stesso prezzo medio del 2023. Le aspettative sono per un’offerta e una domanda globale relativamente equilibrate. Tuttavia, l’EIA avverte che le sue previsioni sui prezzi rimangono incerte. Uno dei fattori che alimentano tale incertezza sono le interruzioni non pianificate della produzione, un rischio evidenziato dalle recenti tensioni nel Mar Rosso.
Le petroliere si stanno ora allontanando dal Mar Rosso, una delle rotte commerciali marittime più importanti del mondo. Ciò non solo sta aumentando il costo di spedizione dei prodotti petroliferi, ma sta anche provocando ritardi nelle consegne. I prezzi del petrolio sono già aumentati fino al 2% nelle prime settimane dell’anno e le tensioni potrebbero causare ulteriori disagi in futuro.
Al contrario, il conflitto scatenatosi a Gaza tra Israele e Hamas, per ora, ha lasciato il mercato indifferente al rischio geopolitico di interruzioni delle forniture di petrolio e gas. Ma, se il conflitto si estendesse alla regione, l’OPEC guidata dall’Arabia Saudita potrebbe trovarsi di fronte a una situazione in cui sarà costretta a reagire nel caso che uno o più dei suoi produttori membri venissero coinvolti o presi di mira.
L’OPEC giocherà un ruolo determinante
Secondo gli esperti, il fattore più importante che influenzerà il mercato quest’anno sarà l’impegno dell’OPEC a continuare i tagli alla produzione. A novembre, i membri dell’OPEC hanno firmato un accordo per abbassare gli obiettivi di produzione di petrolio greggio di ulteriori 2,2 milioni di barili giornalieri fino a marzo 2024, in risposta al calo dei prezzi. Questi tagli si aggiungono alle riduzioni volontarie dei singoli paesi e agli obiettivi di abbassare la produzione fissati nella riunione dello scorso giugno.
L’EIA prevede che la produzione di petrolio greggio dell’OPEC e dei suoi partner (OPEC+) raggiungerà una media di 36,4 milioni di barili al giorno nel 2024, inferiore alla media di 40,2 milioni di barili al giorno nel periodo dei cinque anni precedenti la pandemia di COVID-19.
Per quanto riguarda il consumo globale di petrolio, l’EIA prevede un aumento di 1,4 milioni di barili al giorno nel 2024, leggermente inferiore alla media dei 10 anni pre-pandemia. Si prevede che uno dei fattori che ridurranno la domanda di petrolio in futuro sarà la crescente adozione di energia rinnovabile nel settore dei trasporti. L’adozione di veicoli elettrici e di veicoli ibridi sostituirà parte del consumo di benzina per motori.
Per quanto riguarda il gas naturale, l’EIA prevede che il prezzo spot dell’Henry Hub sarà in media compreso tra 2,60 e 2,70 dollari nel 2024, in aumento di circa 10 centesimi rispetto ai livelli visti nel 2023. Tuttavia, per quanto riguarda l’Europa, permangono tutta una serie di fattori di rischio visto che ha rinunciato a due fonti che costituivano la spina dorsale della sua fornitura di gas: il gas russo e il giacimento di Groningen nei Paesi Bassi.
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