Un pessimo esempio: Acciaierie d’Italia alza i prezzi retroattivamente

L’azienda statale che produce acciaio (ex Ilva) ha deciso unilateralmente di alzare i prezzi con carattere retroattivo, scatenando le proteste dei clienti.

Le pazzie della guerra diventano anche pazzie commerciali. In guerra vengono messi da parte correttezza e rispetto di qualsiasi contratto e così, chi può, fa lo stesso in ambito commerciale.

Il caso eclatante è quello di Acciaierie d’Italia (Adi), ex Ilva. L’azienda ha comunicato alla propria clientela un aumento dei prezzi sui nuovi ordini ma valido anche sugli ordini stipulati prima del 10 marzo. In sostanza un aumento dei prezzi retroattivo.

Pratica commerciale da banditi?

Certamente, l’azienda ha molti motivi per alzare i prezzi. I costi energetici sono cresciuti a dismisura e ci sono difficoltà nel rispettare i piani di produzione già programmati. Tuttavia, se questa pratica prendesse piede e si propagasse per tutta la catena di approvvigionamento ne vedremmo delle belle. Immaginate, per esempio, di acquistare e pagare un iPhone al prezzo di listino e, dopo un mese, di ricevere un ulteriore addebito corrispondente all’adeguamento al nuovo prezzo di listino. Verrebbe da dire una pratica commerciale da banditi del Far West.

Tornando alla nuova politica commerciale di Acciaierie d’Italia, l’onere aggiuntivo per il cliente viene calcolato come differenza tra il prezzo medio del gas nel mese di spedizione e il prezzo medio rilevato nel mese di conferma dell’ordine. Il risultato viene moltiplicato per due, in base al numero di MWh richiesti per produrre una tonnellata di acciaio, nonché per il numero delle tonnellate spedite.

I clienti protestano

Naturalmente, il fatto che i prezzi siano stati modificati in modo unilaterale e retroattivo ha scatenato le ire di molti clienti. Assofermet, la associazione dei commercianti di metalli, ha giustamente protestato: “Ci si trova di fronte ad un tentativo di rinegoziazione unilaterale di contratti già stipulati, confermati e chiusi sotto ogni profilo…. Tale iniziativa, che sembrerebbe non trovare riscontro nelle condizioni generali di vendita applicabili in fase contrattuale, ha generato una situazione di forte disagio tra le aziende interessate, che rischiano di trovarsi in gravissime difficoltà nel far fronte agli ordinativi di vendita già acquisiti“.

Possibile dialogare con un fornitore che si comporta in questo modo, buttando nel cestino giurisprudenza ed etica, senza nessuno scrupolo? Davvero un pessimo esempio da parte di un’azienda a recente controllo pubblico, che viene finanziata anche grazie ai soldi di tutti i cittadini italiani.

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