Gli emigrati italiani sono sempre più numerosi, anno dopo anno.
Il trend, soprattutto nell’ultimo decennio, è molto deciso e ha portato ad un aumento significativo delle cancellazioni anagrafiche di cittadini italiani trasferiti all’estero. Secondo gli ultimi dati dell’Istat, nel solo 2019, sono 180.000 le cancellazioni anagrafiche per l’estero, con un aumento del 14,4% rispetto all’anno precedente. Di queste cancellazioni, 122.020 riguardano cittadini italiani.
Si emigra soprattutto dal Nord Italia
Tuttavia, il fenomeno potrebbe essere solo all’inizio viste che le condizioni economiche e sociali del nostro paese sembrano in continuo peggioramento. Secondo i dati di Google, in Italia, si registrano crescite a doppia cifra per termini di ricerca come “emigrare“, “espatriare” e “lavorare all’estero“.
È dal Nord del paese da cui partono i flussi più consistenti di trasferimenti all’estero di cittadini italiani, in termini sia assoluti (59.000) sia relativi rispetto alla popolazione residente (2,4 italiani per mille residenti).
Ma quali sono i paesi che accolgono il maggior numero di emigrati dall’Italia? Nel 2019 circa 31mila italiani hanno scelto il Regno Unito (+49% rispetto all’anno precedente), poco meno di 19mila si sono trasferiti in Germania (+4% rispetto al 2018), 13mila in Francia, 10mila in Svizzera e 6mila in Spagna. Tra il 2010 e il 2019 questi cinque paesi hanno accolto complessivamente circa 531mila italiani emigrati. Tra i paesi extra-europei, le principali mete di destinazione sono stati Brasile, Stati Uniti, Australia e Canada (16mila emigrati).
I “cervelli in fuga” crescono
Ma c’è un altro dato che dovrebbe destare una certa preoccupazione. Si tratta dei cosiddetti cervelli in fuga, cioè chi emigra con qualifiche professionali importanti. Dai dati Istat emerge che un italiano emigrato su quattro è in possesso di almeno la laurea e rispetto a cinque anni fa, gli emigrati laureati sono cresciuti del 23%.
Infine, va considerato che i dati ufficiali sull’emigrazione fotografano soltanto quelle persone che si cancellano diligentemente dall’anagrafe dei cittadini residenti per poi iscriversi a quella dei residenti all’estero (AIRE). In realtà, per tutta una serie di validi motivi, compreso quello di non perdere l’assistenza sanitaria, numerosi emigrati preferiscono mantenere la residenza anagrafica italiana anche se vivono in forma stabile al di fuori dal nostro paese.
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