I paesi produttori di petrolio hanno deciso di tagliare la produzione di quasi 10 milioni di barili al giorno. Una quantità decisamente significativa e che, in altri momenti, avrebbe subito fatto schizzare i prezzi verso l’alto.
Tuttavia, secondo Goldman Sachs, il crollo della domanda è stato così drammatico che anche questo accordo storico non riuscirà a sostenere i prezzi.
Una tregua nella guerra tra Arabia Saudita e Russia
Il gruppo dell’OPEC+, che comprende i produttori OPEC e non OPEC, ha deciso di tagliare la produzione per contrastare una caduta della domanda di quasi 20 milioni di barili al mese. Lasciandosi alle spalle la faida tra Russia e Arabia Saudita, ha stipulato un nuovo accordo per rispondere alle pressioni statunitensi e alla minaccia di un eccesso di offerta sul mercato petrolifero a causa del crollo della domanda per la pandemia di COVID-19.
Non è stato facile raggiungere questa decisione. Ci sono voluti quattro giorni di colloqui e negoziati ma, alla fine, i paesi dell’OPEC+ hanno deciso di ridurre la loro produzione complessiva di petrolio greggio di 9,7 milioni di barili al giorno per due mesi (maggio e giugno).
Troppo pochi e troppo in ritardo
Tuttavia, il mercato sembra pensare che i tagli siano troppo pochi e troppo in ritardo. D’altronde, la domanda globale di petrolio sta crollando di 20-30 milioni di barili al giorno.
Secondo Goldman Sachs, questo accordo si tradurrà in soli 4,3 milioni di barili al giorno di effettiva riduzione della produzione rispetto ai livelli del primo trimestre 2020. Sempre che tutti i principali membri dell’OPEC rispettino l’accordo al 100% e tutti gli altri produttori lo rispettino al 50%…
In definitiva, i nuovi tagli non sono abbastanza grandi da compensare la perdita della domanda di greggio tra aprile e maggio. Nel trimestre in corso si prevede ancora un notevole surplus di petrolio, con un rischio al ribasso dei prezzi rispetto ai livelli attuali.
Ad oggi (14 aprile), il Brent quota 32,19 dollari al barile, mentre il WTI quota 22,17 dollari.
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