Si può fermare la tassa UE sui metalli (CBAM)? La Polonia lo crede

La Polonia vuole scardinare uno pilastri fondamentali della politica climatica di Ursula von der Leyen con un ricorso all’Alta Corte della UE.

CBAM (meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere) entrerà in vigore il prossimo primo ottobre. In estrema sintesi, si tratta di una tassa dell’Unione Europea (UE) sulle importazioni dannose per il clima, che colpirà metalli come l’acciaio, il ferro e l’alluminio (ma anche altri materiali).

Sembrerebbe che la nuova imposizione sia ineluttabile e che l’industria europea dovrà convivere, o sopravvivere, con CBAM e con le conseguenze che produrrà sul tessuto industriale europeo. Tuttavia, c’è un paese in Europa che sta lottando contro questa misura e contro la politica climatica della UE.

Una petizione alla Corte di Giustizia europea

È la Polonia, il cui Ministro del Clima e dell’Ambiente (Anna Moskwa), ha presentato una petizione alla Corte di Giustizia europea per annullare la recente revisione del sistema di scambio di quote di emissioni (ETS) e del meccanismo di adeguamento delle frontiere del carbonio (CBAM). Entrambi sono componenti chiave del pacchetto Fit for 55, lo strumento legislativo progettato per raggiungere gli obiettivi del Green Deal tanto caro a Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione Europea.

Secondo Anna Moskwa, “l’introduzione delle tariffe CBAM si tradurrà in un aumento del costo dei prodotti importati e dell’elettricità, nonché dei prodotti fabbricati in Polonia per l’utente finale“. Per quanto riguarda l’ETS, la Polonia si oppone all’aumento delle quote che manterrà alto il prezzo del carbonio e che potrebbe ridurre il livello di sicurezza energetica dei paesi della UE in un momento in cui tale sicurezza è minacciata dalla Russia.

Le nuove leggi in questione sono state decise dalla maggioranza dei paesi europei all’inizio di quest’anno, con l’opposizione però della Polonia e dell’Ungheria.

Una contestazione nella sostanza e nel metodo

La Polonia sta mettendo in discussione sia la sostanza delle leggi per i loro effetti negativi e sia il modo in cui le leggi sono state adottate. Dato che le leggi avranno un impatto sull’economia, esse sono “prima di tutto di natura fiscale” secondo Anna Moskwa e, quindi, non si sarebbe dovuto utilizzare il sistema di voto ordinario, ma piuttosto una procedura legislativa speciale che richiede l’approvazione unanime di tutti gli stati membri della UE.

Se l’Alta Corte della UE fosse d’accordo, le leggi potrebbero essere invalidate e rimandate al Consiglio per un’altra votazione dove Polonia e Ungheria porrebbero il veto.

Il parere degli esperti legali è che le probabilità di successo della Polonia davanti alla Corte di Giustizia europea non siano elevate. Tuttavia, per il momento, l’opposizione polacca mette un grosso punto interrogativo sulla legislazione CBAM.

Una tassa chiamata “meccanismo”

Il punto debole della contestazione della Polonia è nel fatto che la Commissione Europea non ha furbescamente definito CBAM come una “carbon border tax”, ma come “meccanismo di adeguamento delle frontiere del carbonio” proprio per evitare il voto all’unanimità.

Dato che le aziende di tutta Europa si stanno già preparando per l’avvio del meccanismo il 1° ottobre, se l’Alta Corte della UE desse ragione alla Polonia ciò potrebbe causare gravi perturbazioni, soprattutto se il tribunale si pronunciasse dopo l’entrata in vigore di CBAM (cosa altamente probabile, visto che ci vorranno almeno 2 anni per una sentenza).

Se CBAM dovesse venir ritirato, in tutto o in parte, ciò potrebbe causare il collasso del quadro generale degli sforzi climatici della UE e sulle sue politiche energetiche.

METALLIRARI.COM © SOME RIGHTS RESERVED