Miniere sotto casa e rinnovabili. Una disconnessione tutta europea

La guerra in Ucraina ha costretto l’Europa a pensare a come svezzarsi dal dominio russo per quanto riguarda il settore minerario.

La guerra in Ucraina è stata una grande opportunità per l’Unione Europea (UE) per rivelare le vulnerabilità delle sue catene di approvvigionamento di materie prime e per rivalutarle.

Sono tutti d’accordo nel ritenere che se l’Europa vuole avere qualche possibilità di raggiungere i suoi obiettivi di energia pulita, dovrà passare per l’energia rinnovabile. Ma ciò richiede metalli come il litio o le terre rare, di cui l’Europa è tutt’altro che autosufficiente.

La domanda di grafite aumenterà di 14 volte entro il 2030

Il problema sembra sia finalmente arrivato nelle agende dei politici di Bruxelles, tanto che Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, il 14 settembre dello scorso anno ha annunciato una nuova legge sulle materie prime critiche dicendo che “il litio e le terre rare saranno presto più importanti del petrolio e del gas“.

Certamente, sorprende la flemma e la calma (oltre alla proverbiale lentezza) con cui i politici europei stanno prendendo in considerazione il problema. La domanda di tutti i materiali per batterie è alle stelle, con la domanda di grafite e terre rare che dovrebbe aumentare rispettivamente di 14 e 5 volte entro il 2030.

Enormi problemi di approvvigionamento in Europa

La situazione delle materie prime in Europa è così grave che Bernd Schäfer, CEO di EIT Raw Materials, ha dichiarato: “Con la recente crisi energetica, è diventato difficile stabilire le priorità. Questo perché tutte le materie prime critiche stanno diventando super critiche ora“. Naturalmente, si prevede che ciò creerà enormi problemi di approvvigionamento.

In un seminario organizzato lo scorso anno dall’Università di Ghent (Belgio), il prof. Dott. Jonathan Holslag ha avvertito che esiste un enorme divario tra il nazionalismo economico della Cina (determinata a controllare la catena di approvvigionamento globale delle materie prime) e il l’atteggiamento tiepido e indeciso della UE nei confronti del proprio settore delle materie prime.

La Cina non considera le sue industrie di base come arretrate, mentre in 16 anni di politiche UE in materia di estrazione mineraria e filiera mineraria, i volumi di produzione in Europa sono diminuiti e l’estrazione mineraria è quasi assente.

I cittadini europei non vogliono miniere sotto casa

Se poi guardiamo all’atteggiamento della popolazione europea verso il settore dei metalli e dell’estrazione mineraria, troviamo un’apatia diffusa, che spesso si trasforma in ostilità. Serbia, Repubblica Ceca, Spagna e Portogallo ospitano importanti giacimenti di litio ma nessuno si sogna nemmeno di svilupparne l’estrazione, visto che le popolazioni locali sono contrarie. Lo stesso vale per altri metalli o minerali, come nel caso dello zirconio, dell’afnio e del niobio in Svezia.

È evidente che c’è una gigantesca disconnessione in Europa tra la necessità di più energia rinnovabile e l’opposizione a livello locale (not in my backyard) nello sviluppare nuovi progetti minerari o anche solo a costruire nuovi parchi eolici e solari.

Si tratta di una disconnessione che porterà molti guai al nostro continente e alla nostra economia se non verrà risolta quanto prima. Se non si troverà velocemente una soluzione, i cittadini europei dovranno prendere atto che il nostra settore industriale non può sopravvivere senza i metalli russi e cinesi, con tutte le conseguenze che questo comporta.

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