Più i funzionari di Bruxelles lavorano per trovare soluzioni alla drammatica crisi energetica europea e più la situazione si aggrava. D’altronde, le soluzioni che hanno in mente difficilmente produrranno risultati favorevoli e duraturi.
Tante nuove tasse e qualche sussidio
Anche l’ex segretario americano dell’Energia, Dan R. Brouillette, ha sintetizzato in questo modo il lavoro della leadership dell’Unione Europea (UE): “Una delle leve politiche più semplici per far fronte a questi costi dell’energia è di appropriarsi di denaro dei cittadini e poi darne una parte per pagare le bollette“. Un approccio che gli analisti, soprattutto statunitensi, hanno paragonato ad uno spaventoso schema Ponzi.
Ma qualcuno crede che la politica delle tasse straordinarie e dei sussidi energetici sia solo l’inizio e che alla fine si rivelerà anche peggio di uno schema Ponzi.
Sarà Bruxelles a decidere cosa produrre e a chi venderlo?
Secondo un articolo del Financial Times di questa settimana, Bruxelles sta cercando di acquisire ampi poteri sulle imprese negli stati membri per decidere cosa produrre, quanto e a chi venderlo in tempi di crisi. Saranno i funzionari di Bruxelles a decidere come e quando la crisi comincia e finisce.
BusinessEurope, che potremmo definire come la Confindustria europea, è molto preoccupata. La Commissione Europea potrebbe obbligare gli stati membri a ignorare il diritto contrattuale, potrebbe costringere le aziende a divulgare informazioni commercialmente sensibili e a condividere i loro prodotti immagazzinati o imporre di produrre qualsiasi cosa decida la Commissione.
Purtroppo, l’attuale classe politica europea non riesce a rendersi conto della realtà. L’energia pulita autoprodotta, come l’ha definita Ursula von der Leyen, non è una soluzione per ragioni puramente fisiche. Non ci sono abbastanza materie prime nel mondo per rendere l’Europa dipendente al 100% da vento e solare, anche senza prendere in considerazione la dipendenza globale dalle terre rare e dalle lavorazioni di litio della Cina.
Ritorna di moda l’Unione Sovietica
L’Europa ha davanti un inverno difficile mentre i tentativi di far fronte ai problemi sembrano sempre più disperati e interventisti. Per questa ragione molti accusano adesso la UE di autoritarismo e di comportarsi proprio come l’Unione Sovietica.
Piaccia o non piaccia, non esistono molte soluzioni alla crisi energetica in cui si è ficcata l’Europa. O la UE investe in una maggior dipendenza energetica dal petrolio e dal gas degli Stati Uniti oppure deve tornare a dipendere dalle risorse energetiche della Russia. Le scelte energetiche fatte negli ultimi decenni dalla nostra leadership politica a questo ci hanno portato e, adesso, bisogna scegliere: “buttarsi nella brace o buttarsi nella padella?“.
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