L’economia dell’Ungheria continua a ruggire

Per quanto criticato da più parti per il suo stile autoritario e populista, il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán ha spinto l’economia a fare meglio di molti paesi europei.

L’economia dell’Ungheria si sta distinguendo tra la maggior parte delle economie dell’Unione Europea (UE).

Secondo Eurostat (agenzia della Commissione Europea), la crescita del PIL reale nel 2018 è stata del 5,1%, ancor meglio del 4,3% dell’anno precedente. Considerando che la media complessiva della UE è stata del 2,6% (in Germania dell’1,5%) si comprende meglio la performance ungherese.

Lo scorso novembre, la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) ha confermato che il buon momento dell’economia dell’Ungheria è destinato a continuare, aumentando le previsioni per la crescita del PIL al 4,6%, un po’ meno delle previsioni del governo ungherese del 4,8%.

Il segreto dell’economia ungherese

Ma cosa guida un’economia così di successo? Paradossalmente, nonostante i proclami anti europeisti di Orbán (Primo Ministro ungherese), la crescita economica è targata UE. L’Ungheria, di fatto, fa molto affidamento sullo sviluppo macroeconomico della zona euro, dal momento che è fortemente dipendente dal settore automobilistico e dai finanziamenti della UE.

Vanno bene anche l’edilizia ed i servizi, ma è probabile che la crescita del settore edile vada riducendosi, anche perché l’IVA sarà più elevata entro la fine dell’anno.

Tornando al quadro d’insieme, l’OCSE ha previsto che i consumi privati ​​continueranno a guidare la crescita sulla base di forti guadagni in redditi reali. Al contrario, gli investimenti pubblici rallenteranno, così come i fondi strutturali della UE. Tuttavia, la crescita economica del paese sarà sostenuta dai solidi guadagni in termini di occupazione e salari reali, oltre che da un’elevata fiducia dei consumatori.

La valuta debole ha aiutato le esportazioni

Inoltre, l’Ungheria ha mantenuto la sua moneta (il fiorino), cosa che finora ha giocato a favore del paese. Il fiorino ungherese è stata una delle valute più deboli del 2019, il che ovviamente ha aiutato il settore delle esportazioni. Naturalmente, con il rischio di un aumento dell’inflazione.

I recenti aumenti dei salari, sono stati mitigati da una valuta più debole, cosa che ha mantenuto l’interesse degli investitori verso l’Ungheria. Il paese rimane una delle principali basi per la produzione e la fornitura di ricambi per Audi, BMW, Bosch e altri giganti dell’industria automobilistica. Nel 2017, il settore automobilistico ha rappresentato il 28,7% della produzione manifatturiera ungherese.

Passando invece al settore immobiliare, i dati Eurostat relativi all’indice dei prezzi delle abitazioni nel secondo trimestre 2019, evidenziano che il valore base di 100 nel 2015, è passato a 162,46, il valore più alto di tutta la UE. Per avere altri riferimenti basta considerare che lo stesso valore per l’Italia è di 99.

La politica populista fa bene all’economia?

Anche in Ungheria, come nel resto del mondo, la politica ha una considerevole influenza sull’economia e sui mercati finanziari. La situazione politica nel paese è in procinto di cambiare e si sta avvicinando la fine dell’era Orbán?

Le elezioni locali dello scorso ottobre hanno segnato uno degli sconvolgimenti più significativi degli ultimi anni, visto che i partiti di opposizione hanno ottenuto vittorie in città chiave di tutto il paese (anche a Budapest).

Tuttavia, gli analisti non vedono alcun cambiamento significativo, soprattutto nel contesto economico e finanziario, almeno fino alle prossime elezioni parlamentari del 2022.

Viktor Orbán sembra fare bene all’economia del paese, con la mano destra che da la colpa di tutti i mali a Bruxelles e con la mano sinistra tesa a raccogliere finanziamenti e investimenti dalla UE. Un cartellone elettorale esposto in molte strade di Budapest riportava un perentorio “Fermate Bruxelles!“, ma qualche burlone aveva aggiunto “però ditegli di continuare a mandarci i soldi!“. Una sagace riassunto dell’attuale politica ungherese…

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