A Dubai è arrivata la rivoluzione dell’IVA

Il nuovo sistema fiscale adottato dagli Emirati Arabi Uniti e dall’Arabia Saudita ha scioccato imprese e consumatori, nonostante le rassicurazioni date agli investitori stranieri.

Basta un 5% per scatenare una rivoluzione.

In una zona del mondo dove tasse e imposte erano delle perfette sconosciute, l’introduzione di un’imposta sul valore aggiunto segna l’inizio di un incubo per qualcuno e un passo in avanti verso un’economia meno dipendente dal petrolio per altri.

Uno shock per le aziende

Dal primo gennaio 2018, infatti, in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti, per la prima volta, è stata introdotta l’IVA. Un vero e proprio shock per le aziende e per i consumatori del Golfo Persico. Inoltre, Bahrain, Oman, Qatar e Kuwait dovrebbero seguire la stessa strada nei prossimi anni.

Come ben sanno i consumatori, l’IVA è una tassa sulle transazioni (tecnicamente, un’imposta sul valore aggiunto) che costringe le aziende che hanno sede in Arabia Saudita e a Dubai ad aggiungere un addebito del 5% su tutte le vendite.

Per quanto possa risultare sorprendente agli occhi dei contribuenti italiani abituati a complicatissimi e costosissimi adempimenti fiscali, per le imprese residenti in questi paesi, fino a ieri tax-free, la nuova responsabilità di calcolare e riscuotere l’IVA rappresenta una sfida impegnativa.

Fino al 2017, le aziende di Dubai, per esempio, potevano fare tutto quello che volevano con i loro conti: niente tasse, niente controlli e nessun vincolo da parte delle autorità. Ma adesso, con l’introduzione dell’IVA, le aziende sono costrette ad avere una contabilità chiara. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha applaudito la nuova IVA come una pietra miliare nel rafforzamento della cultura fiscale e dell’amministrazione fiscale dei paesi interessati.

È anche vero che l’idea di creare nuove entrate per lo Stato, per compensare i bassi prezzi del petrolio, era sul tavolo da diversi anni.

L’IVA c’è in tutto il modo, tranne che negli Stati Uniti

Con la importante eccezione degli Stati Uniti, la stragrande maggioranza dei paesi del mondo applica l’IVA. In Europa, il tasso si aggira intorno al 20%, mentre nelle altre regioni è solitamente compreso tra il 10% e il 15%. Quali sono i vantaggi dell’IVA? Per lo Stato il principale vantaggio è che si tratta di un’imposta trasparente, neutra e facilmente riscontrabile, in grado di generare grandi entrate. Ma, per le imprese, soprattutto a breve termine, è negativa e molto costosa da attuare.

Comunque, come previsto, la nuova imposta ha avuto un impatto immediato sui prezzi, che sono aumentati. Secondo le previsioni del FMI, l’inflazione in Arabia Saudita aumenterà da -0,9% nel 2017 al 3,7% nel 2018, mentra negli Emirati Arabi Uniti (Dubai) dal 2% al 4,2%.

In Arabia Saudita, l’introduzione dell’IVA, combinata con la revisione del sistema di calcolo delle bollette, ha comportato un aumento del 300% dei prezzi dell’elettricità in pochi mesi. I prezzi della benzina sono aumentati tra l’80% e il 120%.

Nonostante questi effetti negativi nel breve termine, gli analisti e la comunità finanziaria internazionale ritengono che l’introduzione dell‘IVA sia una pietra miliare per i paesi del Golfo Persico e un primo passo verso un modello economico più in linea con i paesi sviluppati. Infatti, la riforma segna la fine di un’era durante la quale i paesi produttori di petrolio erano un’isola tax-free rispetto al resto del mondo.

Di certo, da oggi, anche per i cittadini di questi paesi, inizierà l’incubo delle tasse. E, sopratutto, c’è da scommettere che le neonate autorità fiscali, prima o poi, non si accontenteranno soltanto del 5%…

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