Dopo gli svarioni del nichel, impazzisce anche il mercato dell’alluminio

La crisi del nichel ha indotto gli operatori sull’alluminio alla prudenza. Il mercato sembra così folle che prima di fare qualsiasi mossa è meglio aspettare di capire cosa potrebbe succedere.

Scivolone dell’alluminio che, nel giro di circa ventiquattrore, passa da 4.000 dollari a 3.500 dollari a tonnellata.

Nonostante le preoccupazioni circa il rischio di un’interruzione dell’offerta russa di metallo, gli investitori hanno pensato di non cavalcare il rialzo dopo quanto successo sul mercato del nichel, le cui quotazioni al London Metal Exchange (LME) sono attualmente sospese e non riprenderanno almeno fino a venerdì.

Un mercato incredibilmente difficile

Ieri, i prezzi del nichel sono saliti in poche ore oltre i 100.000 a tonnellata, in un crescendo di operazioni speculative che hanno sconquassato il mercato.

Spaventati di tanta volatilità, coloro che operano sul mercato dell’alluminio hanno pensato bene di riposizionarsi dopo aver capito cosa sta succedendo. Impresa per nulla semplice, dal momento che, come ha detto un analista di Saxo Bank, muoversi sul mercato in questo momento è incredibilmente difficile. Meglio stare fermi piuttosto che fare danni di cui pentirsi.

L’alluminio non è il bitcoin

Il mercato dell’alluminio non è quello del bitcoin e, vedere nella stessa sessione salire il metallo del 5,2% prima e scendere del 2,7% poi, non è una cosa normale.

Il metallo ha guadagnato più di un quinto quest’anno a causa delle preoccupazioni per le conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina, visto che l’alluminio russo rappresenta circa il 6% delle forniture mondiali. Adesso, c’è grande apprensione per l’ultimo decreto di Putin che limita l’importazione e l’esportazione di merci e materie prime, il cui elenco verrà specificato nei prossimi due giorni. Ci sarà l’alluminio? E quali altri metalli? Sarà compresa anche l’Italia tra i paesi sanzionati? Tra un paio di giorni lo sapremo…

Nel frattempo non ci resta che assistere all’impennata dei prezzi sui mercati delle materie prime, che raggiungeranno livelli inimmaginabili, oltre che insostenibili per l’economia dell’Europa, se ci sarà una qualsiasi interruzione del materiale russo.

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