Dietro alla crisi energetica si nasconde anche una crisi alimentare?

Una grave minaccia incombe sull’Europa: la carenza di fertilizzanti provocata da scelte affrettate e poco ragionate, che ci rendono vulnerabili a possibili shock alimentari.

Mentre la corsa incontrollata dei prezzi dell’energia sta devastando le aziende manifatturiere di tutta Europa, le fonderie di alluminio e acciaio stanno chiudendo per i costi energetici insostenibili. Nel frattempo, molte aziende della chimica si stanno trasferendo negli Stati Uniti. La multinazionale BASF, per esempio, sta pianificando un ridimensionamento permanente in Europa.

I produttori di fertilizzanti in Europa chiudono

Purtroppo, esiste un problema ancora più grande per tutti gli europei: anche i produttori di fertilizzanti stanno chiudendo i loro impianti. Inoltre, è sempre più difficile averne dalle importazioni, poiché i maggiori fornitori di fertilizzanti per l’Europa erano la Russia e la Bielorussia.

Le sanzioni europee contro entrambi questi paesi ha provocato come reazione l’interruzione delle esportazioni di fertilizzanti verso il nostro continente, mentre i funzionari di Bruxelles se ne stupiscono visto che i fertilizzanti non sono stati direttamente sanzionati e, quindi, la Russia avrebbe dovuto continuare a fornirli.

Secondo l’americano Institute for Agriculture and Trade Policy, la Russia rappresenta il 45% della fornitura globale di nitrato di ammoniaca, il 18% della fornitura di sali di potassio (che contengono uno dei principali gradienti dei fertilizzanti) e il 14% delle esportazioni di fosfato.

Decenni di integrazione andati in fumo in pochi giorni

Come ha ricordato anche il Financial Times, le catene del valore nel settore dei fertilizzanti erano incredibilmente integrate tra Russia ed Europa. Un’integrazione che ha richiesto decenni per funzionare perfettamente e che non si era mai interrotta, anche durante i giorni più bui della Guerra Fredda.

Dando sempre di più l’impressione di voler agire prima di pensare, l’Unione Europea (UE) ha iniziato una ricerca disperata di forniture alternative di fertilizzanti, rivolgendosi al Marocco (che fornisce già il 40% del fosfato europeo) e all’Uzbekistan.

I prezzi che la UE dovrà pagare aumenteranno, facendo crescere ulteriormente l’inflazione

Attualmente, con la produzione europea di fertilizzanti decimata dai costi energetici altissimi e da un’imprevista sospensione delle esportazioni russe (Bruxelles si illudeva che Putin avrebbe continuato a inviare fertilizzanti), la UE è totalmente vulnerabile a shock alimentari. Una dipendenza ancor più pericolosa di quella del gas.

Inoltre, anche se l’Europa dovesse trovare abbastanza fertilizzanti per sostituire le importazioni russe e bielorusse, i prezzi che dovrà pagare aumenteranno in modo simile a quanto successo con il gas naturale. Ovviamente, ciò alimenterà in modo drastico l’inflazione.

Scrollarsi di dosso la dipendenza dai fertilizzanti non è per nulla saggio, soprattutto se fatto all’improvviso. Anche i recenti drammatici avvenimenti nello Sri Lanka suggeriscono che la dipendenza dai fertilizzanti è forte almeno quanto la dipendenza dai combustibili fossili.

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