Secondo un vecchio detto le disgrazie non arrivano mai da sole.
Per qualcuno potrebbe essere difficile immaginare che ci possa essere qualcosa di peggio di una pandemia come quella in cui ci troviamo. Tuttavia, c’è molto di peggio. Se alla pandemia segue una crisi finanziaria, quello è peggio ed è proprio lo scenario che si prospetta per l‘Italia.
Presto o tardi, i finanziamenti dell’emergenza finiranno
Le vaccinazioni ci stanno portando fuori dall’emergenza pandemica e le prospettive economiche per l’Europa cominciano a migliorare. Ci sarà inevitabilmente una crescita economica in tutto il continente e, con essa, altrettanto inevitabilmente, arriverà la fine dei finanziamenti dell’emergenza della Banca Centrale Europea (BCE).
Di conseguenza, il debito pubblico italiano si troverà da solo in mezzo al mercato internazionale e non sarà minimamente in grado di affrontarlo. Come riporta Bloomberg in una sua recente analisi, Italia, Grecia e Spagna potrebbero trovarsi presto davanti ad una crisi drammatica del debito sovrano.
L’Italia ha attualmente un rapporto debito/PIL di circa il 160% (la Grecia di oltre il 200%) e c’è da temere un esodo degli investitori dal cosiddetto debito periferico. Nel frattempo, Mario Draghi si accinge a spendere i soldi del Recovery Fund con l’obbiettivo di riprogettare l’economia italiana con oltre 200 miliardi di euro. Certamente ci sarà una crescita economica, ma sarà abbastanza forte da intaccare in modo significativo l’enorme debito dell’Italia?
Gli investitori stanno cominciando a ridurre l’esposizione
Secondo Bloomberg, a giugno Citigroup comincerà a ridurre gli acquisti di obbligazioni e M&G Investments ha già detto che è ora di iniziare a ridurre il debito periferico.
Saxo Bank è apocalittica. La prossima crisi del debito sovrano dei paesi periferici d’Europa porterà ad un esodo di investitori stranieri (in Grecia detengono il 90% del debito). Inoltre, i rendimenti obbligazionari statunitensi in crescita agevoleranno la migrazione degli investitori dai titoli sovrani europei.
Le drastiche e provvidenziali misure della BCE nel corso della pandemia sono state vitali per l’Italia che mai avrebbe potuto immaginare di trovare investitori che prestano denaro a 10 anni con un tasso di interesse di soltanto lo 0,75%. Mai i costi di indebitamento nell’area dell’euro sono stati così scollegati dal rischio. Un effetto dell’emergenza, che però si appresta a finire.
Nessuno sa esattamente quando succederà, ma il giorno della resa dei conti si avvicina e l‘Italia, con i suoi pessimi fondamentali, non è per nulla preparata per affrontarlo.
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