Tra gli operatori di metalli ci sono oggi due argomenti che accendono le grandi discussioni. Il primo sono i prezzi dell’acciaio e l’altro sono i prezzi del gas.
Mentre i commercianti cinesi di prodotti finiti in acciaio sono a caccia di nuovi acquirenti al di fuori dei propri confini, la Russia sta pensando se tagliare le forniture di gas all’Unione Europea (UE).
Tutti a vendere acciaio in Europa
Dalle ultime notizie, i consumi in Europa si stanno riducendo e la Cina è ancora alle prese con i lockdown per contrastare il COVID-19, con un conseguente calo della produzione industriale del 2,9% anno su anno (dati di aprile). Inoltre, le vendite cinesi al dettaglio sono diminuite dell’11,1%.
In queste condizioni, adesso, tutti vogliono vendere all’Europa. Peccato che con l’inflazione che ha raggiunto livelli record e la guerra in Ucraina in pieno svolgimento, il mercato non è certo nelle condizioni di assorbire tutta questa offerta. Le conseguenze? Naturalmente, prezzi che scendono!
Se tagliano il gas la siderurgia tracolla, ma nessun analista crede a questa possibilità
Ma le incertezze che stanno facendo traballare il mercato sono quelle che riguardano possibili tagli delle forniture di gas dalla Russia alla UE (Polonia e Bulgaria sono già state tagliate fuori). Per i produttori di acciaio il gas naturale è vitale poter disporre dell’energia per alimentare gli altiforni e i forni elettrici ad arco. Nel 2021, la UE ha importato dalla Russia 155 miliardi di metri cubi di gas naturale, circa il 45% delle importazioni totali e quasi il 40% del consumo totale di gas.
Comunque, i prezzi dell’acciaio e del gas sono ancora strettamente intrecciati e la dipendenza europea dal gas russo rimane fortissima. Tanto è vero che nessun analista crede che, nonostante le dichiarazioni dei politici europei, sia possibile per i paesi UE rinunciare al gas russo. Se oggi il gas russo venisse a mancare, la siderurgia in Europa subirebbe un tracollo.
L’industria europea non può aspettare i tempi di Bruxelles per trovare fonti alternative
È anche vero che, dallo scoppio della guerra in Ucraina, la UE ha cercato di ridurre la sua dipendenza dal petrolio e dal gas russo con l’aumento dei prodotti di energia rinnovabile, la riduzione dei consumi di energia e la diversificazione delle fonti. Tuttavia, nel breve termine, quanto fatto è del tutto ininfluente.
Il 17 maggio, il prezzo TTF olandese di riferimento per la materia prima idrocarburica era di 95,50 euro per megawattora, in aumento del 2,84% rispetto ai precedenti 92,86 euro, ma molto più basso dei massimi toccati a marzo di 227,20 euro.
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