Le 15 peggiori pandemie che hanno cambiato il corso della storia

Quando le civiltà umane sono aumentate troppo, le pandemie le hanno decimate. È possibile che succeda anche alla nostra civiltà?

Quando si tratta di malattie infettive, una pandemia è lo scenario peggiore che si possa immaginare.

In poche parole, si tratta del caso in cui un’epidemia si diffonde rapidamente oltre i confini di un paese, in più aree geografiche del mondo. Esattamente quello che sta accadendo con il nuovo coronavirus cinese (COVID-19) ai nostri giorni.

Ma le malattie trasmissibili esistono da moltissimo tempo, almeno da quando noi umani siamo passati dall’essere cacciatori-raccoglitori all’agricoltura. La vita agraria, risalente a 10.000 anni fa, creò comunità numerose che resero possibili le epidemie. Malaria, tubercolosi, lebbra, influenza, vaiolo e altre malattie sono apparse per la prima volta in questo periodo della storia dell’uomo.

Più gli esseri umani si civilizzavano, costruendo città collegate tra loro e conducendo guerre, più le probabilità di pandemie diventavano alte. Quelle che seguono sono le più terribili e devastanti pandemie che hanno colpito l’umanità e che hanno cambiato per sempre il corso della storia.

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La febbre tifoide di Atene (430 a.C.)

La prima tra le pandemie della storia, o meglio la prima di cui sia rimasta traccia, è quella avvenuta durante la guerra del Peloponneso. Il contagio passò attraverso la Libia, l’Etiopia e l’Egitto, per poi entrare ad Atene che si trovava assediata dagli spartani (morirono fino a due terzi della popolazione). I sintomi includevano febbre, sete, gola e lingua insanguinate, pelle rossa e lesioni. La malattia, che si pensa fosse la febbre tifoide, indebolì significativamente gli ateniesi e fu un fattore significativo nella loro sconfitta da parte degli spartani.

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La peste antonina (165 d.C.)

Probabilmente fu un’apparizione precoce del vaiolo, che iniziò con gli Unni che infettarono i popoli germanici. A sua volta il contagio arrivò ai soldati romani che lo diffusero in tutto l’impero. I sintomi includevano febbre, mal di gola, diarrea e, se il paziente viveva abbastanza a lungo, piaghe piene di pus. Questa pestilenza continuò fino al 180 d.C. e uccise anche l’imperatore Marco Aurelio.

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La peste di Cipriano (250 d.C. )

Prende il nome dalla prima vittima nota, Cipriano, vescovo cristiano di Cartagine. Provocava diarrea, vomito, ulcere alla gola, febbre e mani e piedi cancrenosi. Gli abitanti delle città fuggivano per non venire infettati ma, così facendo, diffusero ulteriormente la malattia.

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La peste giustiniana (541 d.C.)

La peste di Giustiniano fece la sua prima apparizione in Egitto e si diffuse in Palestina e nell’Impero bizantino e poi in tutto il Mediterraneo. La pestilenza cambiò la storia, distruggendo i piani dell’imperatore Giustiniano di riunire l’Impero Romano e creando un’atmosfera apocalittica che stimolò la rapida diffusione del cristianesimo. Le recidive nei due secoli successivi uccisero circa 50 milioni di persone (il 26% della popolazione mondiale). Si ritiene che sia la prima apparizione della peste bubbonica.

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La lebbra (XI secolo)

Esisteva da secoli, ma nel Medioevo divenne una pandemia in Europa. Trattandosi di una malattia batterica a sviluppo lento che provoca piaghe e deformità, la lebbra era ritenuta una punizione di Dio. Questa convinzione portò a giudizi morali e alla ostracizzazione delle vittime. Oggi e stata ribattezzata come malattia di Hansen e colpisce ancora decine di migliaia di persone all’anno.

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La morte nera (1350)

Responsabile della morte di un terzo della popolazione mondiale, questa seconda apparizione della peste bubbonica iniziò probabilmente in Asia, per poi spostarsi verso ovest. In Europa arrivò tramite il porto di Messina, in Sicilia, nel 1347. L’Inghilterra e la Francia furono così indebolite dalla peste che decisero una tregua nella guerra che le contrapponeva. Il sistema feudale britannico crollò per questa pestilenza, che cambiò radicalmente economia e demografia del paese.

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Lo scambio colombiano (1492)

Con l’arrivo degli spagnoli nei Caraibi, arrivarono anche malattie come il vaiolo, il morbillo e la peste bubbonica. In popolazioni che non erano mai state esposte, queste malattie provocarono devastazioni, con percentuali di morti del 90%. All’arrivo sull’isola di Hispaniola, Cristoforo Colombo incontrò il popolo Taino, con una popolazione di 60.000 abitanti. Nel 1548, la popolazione era a meno di 500. Questo scenario si ripeté in tutte le Americhe.

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La grande peste di Londra (1665)

La peste bubbonica provocò la morte del 20% della popolazione di Londra. Centinaia di migliaia di cani e gatti furono massacrati perché ritenuti la causa della malattia, ma il contagio continuò a diffondersi lungo i porti del Tamigi. I contagi cominciarono a ridursi nel 1666, in contemporanea ad un altro evento devastante: il Grande Incendio di Londra.

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La prima pandemia di colera (1817)

La prima delle sette pandemie di colera ebbe origine in Russia, dove morirono un milione di persone. Diffondendosi attraverso acqua e cibo infettati da feci, il batterio contagiò anche i soldati britannici, che lo portarono in India dove morirono altri milioni di persone. La portata dell’Impero Britannico e della sua flotta sparse colera anche in Spagna, Africa, Indonesia, Cina, Giappone, Italia, Germania e America.

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La terza peste (1855)

Partendo dalla Cina e passando dall’India e da Hong Kong, la peste bubbonica causò 15 milioni di vittime. Inizialmente diffusa dalle pulci durante un boom minerario nello Yunnan, fu l’India il paese più colpito. L’epidemia fu usata come scusa per introdurre politiche repressive, che scatenarono però una rivolta degli indiani contro gli inglesi.

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Il morbillo delle Figi (1875)

Dopo che le Figi vennero annesse all’Impero Britannico, vennero devastate da una tra le più drammatiche pandemie conosciute: il morbillo. Proveniente dall’Australia il virus provocò morte e distruzione. Le isole furono disseminate di cadaveri e interi villaggi morirono e furono bruciati. Un terzo della popolazione, per un totale di 40.000 persone, morí.

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L’influenza russa (1889)

Si tratta della prima significativa pandemia di influenza. Iniziò in Siberia e Kazakistan, per arrivare prima a Mosca e poi in Finlandia. Successivamente, passando per la Polonia, arrivò nel resto d’Europa. L’anno seguente, aveva attraversato l’oceano approdando in Nord America e Africa. Il bilancio alla fine del 1890, fu di 360.000 morti.

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L’influenza spagnola (1918)

L’influenza aviaria del 1918 è una delle peggiori pandemie della storia, con 50 milioni di morti in tutto il mondo. Si ipotizza che abbia avuto origine in Cina e si sia poi diffusa in tutto il Canada, prima di arrivare in Europa. La minaccia scomparve nell’estate del 1919, quando la maggior parte degli infetti aveva sviluppato gli anticorpi oppure era morto.

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L’influenza asiatica (1957)

Partendo da Hong Kong e diffusasi in tutta la Cina e poi negli Stati Uniti, l’influenza asiatica arrivo anche in Europa. Una seconda ondata seguì all’inizio del 1958, causando un totale stimato di circa 1,1 milioni di morti in tutto il mondo.

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L’HIV/AIDS (1981)

Identificato nel 1981, l’AIDS distrugge il sistema immunitario di una persona, provocando la morte per malattie che il corpo di solito sarebbe in grado di combattere. L’AIDS fu osservato per la prima volta nelle comunità gay americane, ma si ritiene che si sia sviluppato da un virus di scimpanzé dell’Africa occidentale negli anni ’20. La malattia, che si diffonde attraverso alcuni fluidi corporei, si trasferì ad Haiti negli anni ’60 e poi a New York e San Francisco negli anni ’70. Ad oggi, sono stati sviluppati trattamenti per rallentare il progresso della malattia, ma 35 milioni di persone in tutto il mondo sono morte di AIDS e non è ancora stata trovata una cura.

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