C’era una volta il Venezuela, uno dei paesi più ricchi del mondo

L’eccessiva dipendenza dal petrolio è stata la rovina per un paese che, nel 1950, era la quarta economia più ricca del mondo.

Una ricchezza doppia rispetto a quella dell’Italia, quadrupla rispetto al Giappone, dodici volte maggiore di quella cinese e superiore anche a quella dell’Australia, del Canada e della Svezia. Questo era il Venezuela e la sua economia nel 1950.

Un paese la cui storia politica è sempre stata assai movimentata, dai dieci anni di dittatura militare tra il 1948 e il 1958 all’impeachment per corruzione di Carlos Andrés Pérez nel 1993. Tutto questo, sullo sfondo di un’economia dal potenziale enorme.

Molto più ricco dell’Italia

Dopo la scoperta del petrolio nel ventesimo secolo, il paese ha costruito la propria economia sull’oro nero. Una risorsa che anche oggi rappresenta la spina dorsale della ricchezza nazionale, con 300 miliardi di barili di riserve petrolifere accertate.

Il PIL pro-capite annuo venezuelano, nel 1950, era di 7.424 dollari, quando quello americano era di 9.573 dollari mentre quello italiano di soli 3.425 dollari. Purtroppo per il Venezuela, questa ricchezza non sarebbe durata a lungo e l’eccessivo affidamento sul petrolio, si sarebbe dimostrato disastroso nel lungo termine.

Dal 1950 ai primi anni ’80, l’economia venezuelana cresceva costantemente e, nel 1982, l’economia del paese era ancora la più ricca dell’America Latina. Tutta questa ricchezza veniva usata per pagare i programmi sociali, compresa l’assistenza sanitaria, l’istruzione, i trasporti e i sussidi alimentari. I lavoratori del Venezuela erano tra i più pagati nella regione. Ma di lí a poco le cose sarebbero rapidamente peggiorate…

A metà degli anni ’80, l’eccesso di offerta globale di petrolio e i prezzi in caduta libera, cominciano a massacrare l’economia venezuelana, che non si era minimamente diversificata al di fuori del comparto energetico.

Arriva l’inflazione e poi… l’iperinflazione

E quando i ricavi petroliferi, dopo gli anni ’80, sono scesi in modo significativo, il Venezuela ha conosciuto cosa è l’inflazione. Nel 1989 i tassi hanno raggiunto l’84,5% e nel 1996 il 99,9%. Senza soldi sufficienti in arrivo dalle esportazioni di petrolio, il governo ha stampato grandi quantità di moneta nel tentativo di mantenere i livelli di tenore di vita a cui il paese era abituato.

Quando, nel 1998, Hugo Chávez è stato eletto a capo del paese le sue promesse erano di ridurre la povertà e aumentare lo standard di vita delle persone, facendo affidamento ancora di più sulle ricchezze energetiche nazionali. Una politica baciata dalla fortuna quando, nel 2000, i prezzi del petrolio cominciano a volare verso l’alto.

Esattamente l’opposto a quanto successo con l’arrivo al potere di Nicolás Maduro, che ha visto i prezzi del petrolio crollare quasi subito. Ogni tentativo di contrastare l’inflazione e la crisi era vano e la valuta nazionale, il Bolivar, sarebbe presto diventato carta straccia.

Ad oggi, una delle economie più povere del continente

Oggi, il Venezuela è una delle economie più povere dell’America Latina. Ma, secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI),  le cose peggioreranno nei prossimi anni. Entro il 2022, il PIL pro capite (PPP) sarà di soli 11.408 dollari quando, quello dell’Italia, tanto per avere un paragone, sarà di 44.130 dollari.

Secondo l’OPEC, il Venezuela basa ancora il 95% di tutte le sue esportazioni sul petrolio. La conseguenza è che le fluttuazioni di prezzo del greggio si riflettono direttamente sulla pelle di tutti i venezuelani, le cui fortune economiche possono oscillare tra un’immensa ricchezza e la quasi povertà.

La drammatica crisi di oggi e l’iper-inflazione sono sotto gli occhi di tutti. Il paese ha enormi carenze di cibo, elettricità e di altri beni di prima necessità, mentre il clima di violenze si sta aggravando. Sempre più persone denunciano una vera e propria situazione di crisi umanitaria, che lascia quasi senza parole pensando a quando il Venezuela era uno dei paesi più ricchi del mondo. Ma la tragedia nella tragedia è l’incapacità del paese di fare qualcosa per cambiare la propria economia, liberando le potenzialità di cui dispone.

L’antica favola di Esopo sulla cicala e la formica continua ad essere di estrema attualità…

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