Anche se non è davvero chiaro cosa abbia scatenato la frenesia degli acquisti di oro in questi mesi, c’è chi ritiene che l’attuale divergenza tra i prezzi del metallo giallo e i tassi reali a 10 anni sia un segnale che qualcosa si sta per rompere negli equilibri finanziari nel paese che ha in mano le sorti della finanza mondiale e cioè gli Stati Uniti.
Se poi l’impennata dell’oro, su cui molti (sia privati che investitori istituzionali) stanno scommettendo, dovesse portare ad un’impennata dei rendimenti, la Federal Reserve americana (FED) dovrà inventarsi qualcosa di geniale per impedire un catastrofico collasso finanziario. Secondo molti economisti, anche ai livelli attuali (nominali del 5% e reali del 2%) i tassi d’interesse americani sono insostenibili, sia per l’economia che per i mercati.
Rally verso i 3.000 dollari
D’altronde, la strada imboccata dall’oro sembra portare sempre più in alto e gli analisti di Bank of America (BofA) prevedono un rally del metallo giallo fino a 3.000 dollari l’oncia entro il 2025. Secondo loro, i prezzi cresceranno spinti dagli acquisti delle banche centrali, degli investitori cinesi e, sempre più, degli acquirenti occidentali.
UBS prevede addirittura che da qui in poi il prezzo del metallo prezioso potrebbe raddoppiare.
Scenari inquietanti
Probabilmente, ci troviamo in un momento storico in cui i prezzi dell’oro sono in procinto di mettere a segno nuovi breakout (un breakout è quando i prezzi dell’oro si muovono del 10% al di sopra del precedente picco storico), come già accaduto nella storia. Una storia del metallo prezioso che per decenni non ha riservato grosse emozioni ma che, in poche settimane, potrebbe muoversi come se fossero trascorsi decenni.
Tutti scenari assai allettanti e profittevoli per chi ha investito in oro, ma che sono un segnale inquietante che incorpora tutta una serie di scenari di rischi geopolitici che fanno correre i brividi lungo la schiena.
Oggi, 17 aprile, le quotazioni dell’oro spot sono a 2.382 dollari per oncia.
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