La UE vieta il petrolio russo ma rischia di trascinarci tutti in stagflazione

Le sanzioni dell’Unione Europea contro il petrolio russo, proprio mentre la domanda è destinata a salire, potrebbero causare uno shock economico che ci trascina in condizioni che non si vedevano dagli anni ’80.

La guerra in Ucraina ha evidenziato quanto i paesi del mondo siano profondamente connessi e interdipendenti l’uno dall’altro. Ma ha anche messo a nudo le debolezze delle politiche energetiche dell’Europa.

Alta inflazione, alta disoccupazione e niente crescita economica

I prezzi dell’energia sono volati alle stelle e le condizioni di vita delle persone in molti paesi europei stanno peggiorando di fronte all’inflazione che continua a crescere. Sembra proprio che l’Unione Europea (UE) possa finire in stagflazione, il peggior incubo di qualsiasi governo. La stagflazione, per chi non lo sapesse, è la combinazione di alta inflazione, alta disoccupazione e crescita economica lenta o negativa.

Ma quello che sorprende è l’atteggiamento dei politici europei che rischiano di trascinarci tutti in stagflazione, pur di sanzionare la Russia. Infatti, la recente decisione di vietare il petrolio russo importato via mare, va dritto dritto nella direzione di uno shock di questo tipo per l’intera economia mondiale.

La carenza di carburante è alle porte

Come accennato, i prezzi dell’energia sono già alle stelle e i mercati delle materie prime hanno registrato aumenti dei prezzi senza precedenti, mentre le scorte globali di petrolio stanno diminuendo (nell’ultimo anno e mezzo sono state ridotte di 600 milioni di barili). Gli analisti hanno già suonato campanelli d’allarme per quanto riguarda un’imminente carenza di carburante (diesel soprattutto).

Secondo l’International Energy Agency (IEA), il mondo dovrà affrontare un deficit di offerta di circa 700.000 barili al giorno nel secondo trimestre del 2022, dal momento che i livelli delle scorte dell’OCSE sono ai minimi dal 2014. Inoltre, in Cina, è prevista una crescita della domanda di petrolio in linea con l’allentamento delle restrizioni pandemiche, cosa che rende sempre più probabile una crisi di offerta.

Sanzionare il petrolio russo significa andare verso la stagflazione

In queste condizioni, il divieto del petrolio russo della UE significa spingere i prezzi del greggio verso l’alto. Oggi, 31 maggio, giorno dell’annuncio della nuova sanzione, i prezzi sono subito saliti del 6%. Ma gli analisti avvertono che esiste la possibilità che i prezzi del petrolio si dirigano verso i 200 dollari al barile. Per la benzina potrebbe significare prezzi alla pompa di circa 4 euro al litro.

Con l’aumento della domanda e l’aumento delle preoccupazioni sul fronte dell’offerta, tutto è pronto per l’ennesimo shock del prezzo del petrolio, uno shock che potrebbe portare alla stagflazione sperimentata l’ultima volta nei primi anni ’80.

Politici seri e coscienti dovrebbero essere spaventati da una simile evenienza e fare di tutto per non trascinarci in stagflazione. Ma a Bruxelles sembrano avere altre priorità…

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