I soldati che stanno combattendo in Ucraina non pensano certo alle conseguenze che la guerra sta avendo sul settore dell’acciaio e dei rottami ferrosi. Tuttavia, dal momento che sia la Russia che l’Ucraina sono importanti produttori di acciaio, gli impatti della guerra e delle sanzioni sul mercato dell’acciaio e dei rottami è di vasta portata.
Chiunque lo ha potuto constatare nei prezzi. A marzo, il valore del rottame ferroso è salito a più del doppio rispetto ai mesi in cui la pandemia aveva colpito più duramente.
La Russia fonde ed esporta grandi quantità di rottami
Inoltre, guardando ai dati produttivi del 2021, è evidente il ruolo chiave della Russia sul mercato siderurgico globale. Secondo la World Steel Association, la Russia è la quinta nazione produttrice di acciaio nel mondo, dietro solo a Cina, India, Giappone e Stati Uniti. Delle 76 milioni di tonnellate di acciaio prodotte in Russia nel 2021, oltre 32 milioni di tonnellate (acciaio finito e semilavorato) sono state esportate (dati S&P Global). Le prime cinque destinazioni dei semilavorati di acciaio russo sono stati Messico, Belgio, Taiwan, Turchia e Kazakistan.
La Russia, inoltre, fonde grandi quantità di rottami. Anche se il settore siderurgico russo è trainato da altiforni/forni di ossigeno di base, i forni elettrici ad arco hanno fuso oltre 30,3 milioni di tonnellate di rottami ferrosi (dati 2019 del Bureau of International Recycling). A ciò si aggiunge un’esportazione di rottami di 5,5 milioni di tonnellate verso l’Unione Europea (UE), gli Stati Uniti e il Giappone.
Le sanzioni contro la Russia sono come uno tsunami per il mercato dei rottami
Da questo quadro sintetico è più facile capire l’importanza commerciale della Russia per quanto riguarda l’acciaio e i rottami. Ovviamente, il fatto che le economie occidentali sanzionino un paese come la Russia non può che provocare perturbazioni enormi sul mercato.
Per esempio, non appena è cominciata la guerra delle sanzioni, i premi della ghisa sono schizzati in alto. Sia in Europa che negli Stati Uniti, si è scatenata una corsa alla sostituzione di questo materiale, diventato improvvisamente introvabile e costoso. Quello della ghisa indica solo uno dei tanti cambiamenti nelle rotte commerciali che sembrano influenzeranno il mercato del rottame ferroso nel corso di quest’anno.
Non tutti i mali vengono per nuocere
Localmente, il conflitto in Ucraina ha prodotto anche effetti tutt’altro che negativi per chi commercia in rottami. L’aumento dei prezzi dei rottami di marzo ha contribuito a far riapparire rottami obsoleti nei magazzini dei raccoglitori, oltre ad aver riacceso l’interesse per progetti di demolizione su larga scala di edifici o strutture ad alta intensità di metalli.
Insomma, la corsa alla caccia di rottami scatenata dalle turbolenze sui mercati delle materie prime, per chi commercia e trasforma rottami, è decisamente meglio rispetto alle prospettive di una recessione innescata dall’inflazione o dalle interruzioni delle catene di approvvigionamento.
Così come durante la pandemia nel 2020, anche in questi frangenti le aziende che si occupano di rottami stanno mostrando un’ottima resilienza oltre ad una capacità di sfruttare questi momenti di mercato come una grande opportunità per fare profitti.
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