Il governo dello Zimbabwe revocherà il divieto di esportazione dei minerali di cromo per evitare il collasso della propria industria.
L’obbiettivo della revoca è di consentire alle industrie nazionali di vendere le scorte di minerale che si sono accumulate dall’inizio del divieto, nell’aprile del 2011. Purtroppo, la misura sarà accompagnata da una nuova tassa sulle vendite di questo metallo.
I prezzi attuali del minerale di cromo e del ferro-cromo sono relativamente bassi e, difficilmente, i produttori possono pensare che le proprie attività siano redditizie se verrà applicata una tassa supplementare. L’effetto potrebbe essere quello di bloccare completamente le esportazioni dello Zimbabwe.
La lavorazione del minerale necessita di grandi quantità di energia e, perciò, l’alto costo dell’energia nel paese è un grosso ostacolo allo sviluppo del settore. Per questo motivo il minerale tende a spostarsi verso paesi in cui il costo dell’energia è più basso oppure ha un costo sovvenzionato dallo stato.
È il caso della Cina, che negli ultimi anni è diventata un grosso importatore di ferro-cromo, pur non avendo giacimenti di minerale.
Il risultato del vantaggio competitivo della Cina in termini di costi dell’energia, è stato di indurre paesi come il Sud Africa ad aumentare le esportazioni di minerale verso il gigante asiatico.
Quando si tratta di materie prime, in questo caso cromo, l’appetito della Cina sembra insaziabile.
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