Stop ai prezzi dell’acciaio… ma non per molto

I prezzi dell’acciaio si sono recentemente raffreddati, ma le notizie che arrivano dalla Cina e dagli Stati Uniti fanno pensare che questa situazione non durerà a lungo.

Febbraio ha raffreddato i prezzi dell’acciaio. Un’inversione di tendenza o una pausa prima di riprendere la corsa?

Secondo Greenpeace East Asia, nonostante gli sforzi della Cina per combattere l’eccesso di capacità produttiva, l’acciaio prodotto nel paese è aumentato nel corso del 2016. Il 73% dei tagli produttivi che erano stati annunciati, non sono mai diventati operativi e la riduzione della produzione ha riguardato soltanto 23 milioni di tonnellate.

Nel frattempo, sono stati riavviati alcuni impianti di quelli che erano stati fermati (49 milioni di tonnellate) e ne sono stati installati di nuovi (12 milioni di tonnellate). In pratica, la Cina ha aggiunto 37 milioni di tonnellate di capacità produttiva nel 2016.

A gennaio, la Cina ha avviato un piano di riforme per eliminare tutta la produzione di prodotti di acciaio di bassa qualità entro la fine di giugno

Naturalmente, ciò dovrebbe essere causa di ribassi per i prezzi dell’acciaio, cosa che probabilmente è stata nel mese di febbraio, soprattutto in Cina. D’altronde, proprio a gennaio, la Cina aveva avviato un piano di riforme per eliminare tutta la produzione di prodotti di acciaio di bassa qualità entro la fine di giugno. La ristrutturazione del settore dovrebbe avere un’enorme rilevanza ambientale, dal momento che l’industria siderurgica è il secondo più grande emettitore di inquinamento atmosferico in Cina.

Tuttavia, visto quanto successo nel 2016, un po’ di scetticismo è d’obbligo in attesa di fatti concreti.

Qualcosa di simile, per certi versi, è accaduto negli Stati Uniti, dove le promesse di Donald Trump di rilanciare l’industria siderurgica americana ha buttato benzina sul rally dei prezzi dell’acciaio. Lo slogan di TrumpBuy America“, per esempio per la fabbricazione americana di tutti i nuovi gasdotti, non si è ancora dimostrato fattibile. Anche in questo caso, l’industria aspetta fatti reali, che fino ad ora non si sono verificati.

Fino ad ora, i produttori di acciaio hanno spinto gli acquirenti a pagare prezzi maggiori sulle spinte crescenti dei prezzi del ferro, del carbone e delle altre materie prime.

I prezzi del minerale di ferro, dopo un aumento dell’85% nel 2016, hanno toccato i 90 dollari a tonnellata nel corso di febbraio, registrando un miglioramento del 16% da inizio anno. I prezzi del carbone continuano a crescere e, la recente decisione cinese di non importare più carbone dalla Corea del Nord, lascerà i consumatori cinesi orfani di circa 20 milioni di tonnellate e, se la cosa verrà attuata, metterà ancor di più sotto pressione i prezzi.

Gli analisti pensano che la crescita dell’acciaio non sia arrivata al termine ma che, dopo tre mesi consecutivi di aumenti, sia arrivato il momento di una pausa. Dopo di ché, il mercato continuerà nella direzione degli ultimi mesi, con gli acquirenti in affanno per individuare le poche opportunità di acquisto e i venditori a spingere sui prezzi.

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