Quale è il peggior incubo per un produttore di alluminio secondario? Certamente, la concorrenza dei produttori di alluminio primario sul mercato dei rottami.
Infatti, con il passare degli anni, anche i primaristi sono entrati nell’inferno del mercato dei rottami, influenzando prezzi e disponibilità. D’altronde, si tratta di un fenomeno cominciato in sordina anni or sono ma che, con il passare degli anni, sta diventando sempre più importante.
La miniera di alluminio più economica che esista: quella dei rottami
D’altronde, chi produce alluminio primario ha come obbiettivo di raggiungere un alto contenuto di metallo riciclato e in paesi come l’Italia, ma un po’ in tutti i paesi europei, esiste una eccedenza strutturale di rottami. Una miniera a cielo aperto, senza alcun costo estrattivo e senza investimenti in mega strutture industriali. Una miniera che sforna rottami di alluminio pronti per la fusione a prezzi assai convenienti rispetto all’estrazione di bauxite, con la successiva produzione di allumina e poi di alluminio.
Inoltre, tutte le iniziative ecologiche e le tasse sulla CO2 che hanno preso piede in Europa e negli Stati Uniti spingono ulteriormente le fonderie di alluminio primario verso il mercato dei rottami.
Per i secondaristi è la fine di un’era
Un mercato che è sempre stato la gallina dalle uova d’oro per i produttori di secondario, che ottenevano i propri profitti proprio dalla forchetta tra quello che pagavano il rottame e quello che vendevano come alluminio secondario (dedotti ovviamente i costi operativi). L’entrata nel proprio territorio di caccia dei primaristi, cambia le cose e sempre di più le cambierà.
Ma se i secondaristi piangono, ci sono i commercianti di rottame che ridono. Infatti, la presenza sul mercato dei primaristi significa prezzi più alti per i rottami di maggior qualità, oltre che la tranquillità di vendere a società quotate in borsa e molto più capitalizzate rispetto ai produttori di alluminio secondario. Certamente, la nuova piega che sta prendendo il mercato comporta una grande sfida anche per i commercianti di rottame, che devono garantire standard qualitativi maggiori, servizi logistici adeguati e una capacità di rifornire quantità significative.
I primaristi sono arrivati sul mercato dei rottami per restarci
Ma non c’è da pensare nemmeno per un attimo che si tratti di un fenomeno che sta investendo solo l’Europa. Novelis, con sede ad Atlanta, continua a perseguire aggressivamente un aumento di contenuto riciclato nell’alluminio che produce, così come Hydro, con sede in Norvegia. Alcoa, con sede a Pittsburgh, ha rivelato alla fine dell’anno scorso nuove tecnologie per la fusione di rottami di alluminio, mentre la società mineraria Rio Tinto sta già fondendo rottami in Canada.
Tanto meno c’è da pensare che si tratti di qualcosa di transitorio. La pressione alla decarbonizzazione da parte di queste multinazionali sembra indicare che sono arrivate sul mercato del rottame per restare.
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