Kobe Steel, terzo più grande produttore di acciaio del Giappone, ha rivelato di aver falsificato i dati sulla qualità e sulla durata di acciaio, alluminio e prodotti di rame forniti a circa 500 aziende giapponesi e in tutto il mondo, tra le quali grandi case automobilistiche del calibro di Nissan e Toyota, oltre ad aziende come Boeing e General Motors.
Anche se non sono ancora stati scoperti problemi di sicurezza, l’allarme si è diffuso tra tutti i clienti della Kobe Steel, che stanno cercando di capire l’impatto potenziale sui propri prodotti.
L’Agenzia Europea per la Sicurezza Aerea ha avvisa i produttori di aeromobili di non utilizzare l’acciaio inossidabile giapponese. Negli Stati Uniti, il Dipartimento di Giustizia ha richiesto la lista dei metalli non conformi venduti ai clienti americani.
Come immaginabile, le conseguenze per la Kobe Steel sono state pesanti, con il valore dei suoi titoli azionari sceso di oltre il 40%, dopo due anni consecutivi di bilanci in rosso. Ma il danno più grave non è stato quello aziendale, in qualche modo facente capo ad una una sola società. Infatti, il danno maggiore è stato inflitto all’immagine del Giappone come produttore globale, per non parlare dell’emergere di evidenti e gravi problemi di corporate governance del paese.
La Kobe Steel è solo l’ultima in una lunga serie di aziende colpite da scandali. Negli ultimi anni sono venuti a galla gli scandali contabili della Olympus e del gigante dell’elettronica Toshiba, il primo nel 2011 e il secondo nel 2015. Così come quelli della Asahi Kasei e della Toyo Tire, due aziende che non hanno attirato l’attenzione dei media internazionali ma che falsificavano i dati sui materiali che producevano.
Emblematico il commento di Michael Woodford, l’ex Amministratore Delegato della Olympus, che rassegnò le dimissioni dopo aver denunciato lo scandalo contabile: “Kobe Steel dimostra ancora una volta come gli alti dirigenti giapponesi siano disposti a compromettere la propria integrità pur di proteggere l’azienda“. Sembra proprio che gli alti dirigenti giapponesi siano disposti a fare di tutto per salvaguardare gli interessi della propria azienda nel breve termine, con effetti però catastrofici nel lungo termine.
Adesso, quello che molti si domandano è se quanto accaduto alla Kobe Steel non sia solo la punta di un iceberg, la cui parte sommersa è ancora sconosciuta ma, da quanto si intravede, di dimensioni assai preoccupanti per tutto il sistema industriale giapponese.
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