Negli ultimi due mesi, i mercati agricoli della soia e dei cereali si sono infiammati.
Da inizio aprile a fine maggio, il future dei semi di soia con scadenza a luglio ha guadagnato il 56%. Considerando che fino a due mesi fa i prezzi di soia e cereali erano ai minimi pluriennali, con scorte enormi e coltivazioni in buona saluta, l’improvviso cambiamento è quantomeno sorprendente.
Cosa stia succedendo su questi mercati, nessuno lo sa con precisione, anche se non mancano teorie a riguardo.
Qualcuno pensa che gli hedge funds e i grossi operatori finanziari abbiano aperto operazioni al ribasso troppo presto e, trovandosi spiazzati dall’andamento contrario del mercato, abbiano dovuto correre ai ripari acquistando in tutta fretta per chiudere le posizioni aperte. Anche perché le piogge che hanno martellato l’Argentina hanno ritardato e, in alcuni casi rovinato, i raccolti di soia che erano attesi abbondanti. Così come in Brasile, con il problema opposto della siccità, i raccolti di mais sono stati danneggiati al punto da indurre il governo a sospendere i dazi sulle importazioni, per consentire gli acquisti esteri in modo da soddisfare i fabbisogni interni.
Tuttavia, al di là delle tattiche da monopoli finanziario, esistono motivi più concreti e direttamente legati all’economia reale che fanno riferimento ad una domanda mondiale di proteine che sta superando tutte le previsioni, anche quelle più ottimistiche. I minori costi del petrolio creano maggior reddito disponibile e le popolazioni di molti paesi emergenti e in via di sviluppo possono migliorare significativamente la propria dieta.
Quello che sta accadendo in questi mesi, speculazione selvaggia o meno, avrà con ogni probabilità un impatto duraturo sul mercato dei cereali e della soia in Sud America e, visto che Brasile e Argentina sono tra i principali produttori mondiali, anche nel resto del mondo.
Le superfici destinate al mais cresceranno e sarà difficile prevenire la carenza delle coltivazioni di soia durante il prossimo autunno e la prossima primavera.