Il paese tristemente noto per essere stato uno dei punti nevralgici della tratta degli schiavi che lo spopolò, possiede ancora molte ricchezze minerarie storicamente inesplorate.
La Repubblica di Guinea è infatti uno dei paesi più ricchi di minerali del pianeta, ma è anche una delle nazioni più povere dell’Africa e del mondo. Seduta su enormi riserve di minerali, tra cui la più grande riserva mondiale di bauxite, la Guinea è ancora sottoesplorata rispetto anche ai vicini paesi dell’Africa occidentale. Se venissero fatti gli investimenti adeguati per costruire le infrastrutture, il paese potrebbe sviluppare tutto il suo potenziale, risollevandosi dall’estrema povertà in cui vive la popolazione. Naturalmente, anche a vantaggio delle compagnie minerarie.
Sembrerebbe che il governo della Guinea sappia bene quanto sia importante il settore minerario per lo sviluppo del paese. L’industria mineraria contribuisce per oltre il 15% al PIL della Guinea e il governo, che negli ultimi anni ha lavorato molto per combattere la corruzione, si è impegnato a sostenerne lo sviluppo.
Una storia mineraria che risale al Medioevo
Risalgono ai tempi medioevali le notizie circa le miniere d’oro della Guinea. L’oro estratto fu determinante per la crescita dell’impero dei Mandingo, fino a quando non arrivarono gli esploratori europei nel XVI secolo. Fu allora che la Guinea fu sottoposta al dominio coloniale, con gran parte della sua popolazione vittima della tratta degli schiavi. Nel XIX il paese diventò una colonia francese fino al 1958, anno in cui raggiunse l’indipendenza.
In tutto questo tempo, l’industria mineraria è stata la principale ricchezza della Guinea. Tuttavia, disordini politici e sociali hanno portato ad una gestione fallimentare del settore minerario, che ha indotto le compagnie internazionali a trasferirsi nei paesi vicini.
Nel primo decennio di questo secolo, la Guinea è stata teatro di violenti conflitti e disordini politici, mentre il presidente Lansana Conté si aggrappava al potere mantenendo il paese sull’orlo della guerra civile. Ma nel 2008, alla morte di Conté, i militari hanno preso il potere nel paese con un colpo di stato. Finalmente, nel 2010, il paese ha ritrovato pace con la vittoria elettorale del presidente Alpha Condé, che ha iniziato a convincere investitori e compagnie minerarie a tornare nel paese. Il nuovo governo, con l’aiuto della Banca Mondiale, si è messo al lavoro per riformare la legislazione mineraria e per far diventare la Guinea una destinazione attraente per gli investitori internazionali.
Alla fine del 2017, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha approvato l’utilizzo di 650 milioni di dollari per finanziare il miglioramento delle infrastrutture, oltre che l’istruzione e l’accesso all’acqua.
Enormi ricchezze sottoterra
Oltre un terzo delle riserve mondiali di bauxite si trovano nella Repubblica di Guinea, (le stime parlano di 40 miliardi di tonnellate).
Attualmente, il paese è il sesto produttore del mondo di bauxite. Ma, grazie agli ingenti investimenti che stanno arrivando, entro il 2020, la produzione arriverà a 60 milioni di tonnellate. Una quantità circa uguale a quella che produce l’Australia, primo produttore del mondo.
Ma non c’è solo bauxite. Il paese è ricco di minerale di ferro di alta qualità, grafite, nichel e cobalto, ma anche di oro, diamanti e altre pietre preziose. Inoltre, la Guinea ha uno dei potenziali di energia idroelettrica tra i migliori dell’Africa occidentale. Per questo, si stanno costruendo enormi dighe idroelettriche.
Giocoforza che il paese stia attirando alcune tra le più importanti azienda minerarie del mondo. La Rio Tinto, la AngloGold e la SRG Graphite sono già all’opera per estrarre ferro, oro e grafite.
Il futuro della Guinea, che ha attraversato momenti davvero drammatici nella sua storia, potrebbe essere di sviluppo e prosperità, anche grazie all’industria minerarie. La speranza è che, presto, il paese possa abbandonare il club dei paesi più poveri del mondo.
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