In agosto, i prezzi del rame sono aumentati di oltre il 9%, sostenuti dalle aspettative di una maggiore domanda da parte della Cina.
Ma la partenza di settembre sembra promettere ancora meglio. Martedì 5 settembre, le quotazioni al London Metal Exchange (LME) hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi 3 anni: 6.970 dollari a tonnellata. L’impennata è arrivata con un aumento degli acquisti speculativi, provocati dalle aspettative di una forte domanda e di un dollaro più debole, oltre che dalle preoccupazioni per carenze delle forniture.
Naturalmente, come spesso accade in questi casi, l’aumento delle posizioni di chi vuole comprare e la conseguente crescita dei prezzi, hanno reso più vulnerabile il metallo rosso alle prese di profitto. Perciò, molti analisti hanno messo in guardia da questi aumenti troppo rapidi e senza alcun sostegno dal punto di vista dei dati fondamentali.
Secondo Saxo Bank, per esempio, i prezzi attuali non sembrano giustificati e, quando raggiungeranno la resistenza dei 7.250 dollari, gli investitori cominceranno a trarre profitto. Comunque, tutti danno per scontato che il rame supererà i 7.000 dollari, cosa che era già stata ampiamente prevista.
C’è da dire che il metallo rosso è in ottima compagnia di altri metalli base, come lo zinco, il nichel e l’alluminio, tutti cresciuti prepotentemente. Per Commerzbank i metalli industriali saliranno ancora ma il rame rischia di subire presto una correzione, che potrebbe portarlo sotto i 6.000 dollari.
Inoltre, stanno crescendo le preoccupazioni circa la domanda cinese. Così come i dati economici degli ultimi mesi hanno sostenuto i prezzi, adesso gli analisti sono piuttosto cauti sul tasso di crescita della Cina nel prossimo futuro. Macquarie crede che la crescita cinese si ridurrà al 2,2% nel 2018, in netta discesa rispetto al 3,3% di quest’anno e che la domanda di rame raffinato crescerà più lentamente del previsto.
Tuttavia, nonostante gli analisti siano abbastanza dubbiosi sulle potenzialità di crescita del rame, è indubbio che se i prezzi dovessero infrangere i 7.000 dollari a tonnellata, l’ottimismo tra gli investitori dilagherà.
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