Per l’acciaio, è in arrivo la terza recessione nel giro di quattro anni, con un calo dei consumi apparenti dell’1,7%.
L’ultimo studio di EUROFER (European Steel Association) circa le prospettive del mercato siderurgico da qui a fine anno è improntato al pessimismo. C’è una grande incertezza su come evolverà la domanda di acciaio minacciata dalla crisi energetica, dall’inflazione, dalle interruzioni delle catene di approvvigionamento e dalla guerra in Ucraina.
Pessimisti anche per il 2023
Ma, il pessimo che si sta diffondendo sul mercato riguarda anche il 2023. D’altronde non ci sono segnali che tanta incertezza possa attenuarsi presto, mentre le importazioni di metallo provenienti da paesi al di fuori dell’Unione Europea (UE) restano a livelli significativi.
Lo scorso anno i consumi apparenti di acciaio erano cresciuti del 15,2% e nel primo trimestre del 2022 del 6,5%, ma i volumi sono ancora al di sotto del picco pre-pandemia del 2018.
Fino al primo trimestre del 2022 la produzione aveva registrato una crescita del 4,9%, un buon risultato anche rispetto al trimestre precedente (+2,6%). Tuttavia, le condizioni favorevoli per l’edilizia, la meccanica e i trasporti sono state compensate dai risultati negativi dell’automotive e degli elettrodomestici.
Andranno male anche i settori fino adesso risparmiati dalla crisi
Comunque, per il resto del 2022, EUROFER prevede un trend in calo e un ulteriore dimezzamento della crescita della produzione dei settori siderurgici (+1,1%). I settori che fino ad oggi sono stati risparmiati dalla crisi energetica e dai problemi delle catene di approvvigionamento, andranno ad aggiungersi alla lista di chi si trova già in sofferenza.
Per tutti questi motivi EUROFER ha rivisto al ribasso le sue previsioni circa la produzione dei settori che utilizzano l’acciaio per il 2022: dal 2% al 1,1%. Un dimezzamento che la dice lunga sugli umori del mercato siderurgico.
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