Professioni post-pandemia e competenze che serviranno per lavorare

Entro il 2025, emergeranno 97 milioni di nuovi lavori a seguito della ripartizione del lavoro tra esseri umani, macchine e algoritmi.

Società di consulenza ed esperti del lavoro lo stanno ripetendo alla nausea: il lavoro nei prossimi 5 anni sarà sconvolto dall’automazione. Anche l’ultimo rapporto di LinkedIn, Coursera e World Economic Forum evidenzia che presto ci saranno significativi cambiamenti nel mondo del lavoro.

Spariranno 85 milioni di posti di lavoro entro 5 anni

Entro il 2025, 85 milioni di posti potrebbero sparire a causa di una diversa ripartizione del lavoro tra uomini e macchine. Tuttavia, per tanti posti di lavoro che scompariranno, altri ne nasceranno in campi diversi. Si stima che nei 15 settori e nelle 26 economie oggetto del rapporto (Future of Jobs Report 2020) potrebbero emergere circa 97 milioni di nuovi ruoli più adatti alla nuova divisione del lavoro tra esseri umani, macchine e algoritmi.

Nei prossimi dieci anni, molti nuovi posti di lavoro riguarderanno occupazioni completamente nuove. Ma anche occupazioni esistenti, che subiranno trasformazioni significative in termini di contenuto e di competenze richieste.

Quali saranno i lavori di un domani molto vicino?

Come emerge chiaramente da interviste e studi specializzati, non ci sono molti dubbi su quali siano i ruoli più richiesti nel prossimo futuro: analisti di dati e scienziati, specialisti di intelligenza artificiale e apprendimento automatico, ingegneri di robotica, sviluppatori di software/applicazioni e specialisti della trasformazione digitale.

Inoltre, saranno le competenze, non la laurea, a dare forma al futuro del lavoro. Naturalmente, i lavori del domani riflettono la crescita delle nuove tecnologie e la forte domanda di nuovi prodotti e servizi.

Sempre secondo il Future of Jobs Report 2020, le aree di sviluppo che più interessano a chi ha già un lavoro sono la consapevolezza, la meditazione, la gratitudine e la gentilezza, in contrasto con skills più tecnici che sembravano interessare di più nell’indagine svolta lo scorso anno.

Al contrario, chi è invece disoccupato, vorrebbe acquisire maggiori competenze per i lavori emergenti nei settori dell’ingegneria, del cloud computing, dei dati e dell’intelligenza artificiale.

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