La produzione di acciaio della Russia diminuisce del 6-8% nel 2022

Il 2022 è stato un anno difficile per i produttori di acciaio russi, anche se l’impatto delle sanzioni occidentali è stato più contenuto di quanto previsto.

La Russia è ormai da nove mesi nel mirino di pesanti sanzioni economiche da parte dei paesi occidentali. Tuttavia, l’impatto sulle acciaierie russe in termini di produzione complessiva è stato limitato.

Mentre le esportazioni russe sono diminuite in modo significativo, le acciaierie hanno dovuto impiegare del tempo per trovare nuovi mercati dove esportare, modificando radicalmente il loro portafoglio di vendita. Nel frattempo, i volumi in eccesso derivanti dalle minori vendite all’estero sono stati assorbiti dalla domanda interna.

La domanda interna di acciaio ha compensato il calo delle esportazioni

Inoltre, fattori non per nulla trascurabili, le importazioni di acciaio nel paese sono diminuite a causa dell’interruzione delle forniture dall’Ucraina e dal fermo temporaneo delle vendite dal Kazakistan (ad oggi sono riprese).

Tutto ciò considerato, il Ministero del Commercio e dell’Industria russo prevede un calo dal 6 all’8% della produzione siderurgica nel 2022 (ma i dati di dettaglio non sono ancora stati resi pubblici). Di fatto, il settore è riuscito ad adeguarsi alle sanzioni occidentali, aiutato in gran parte dell’aumento della domanda interna, soprattutto nel terzo trimestre dell’anno.

Le esportazioni di bramme sono scese del 10%

Naturalmente, ci sono forti differenze a seconda del prodotto, del settore e del produttore. Gli acciai finiti sono quelli che hanno sofferto maggiormente, mentre alcuni produttori di piani hanno visto significativi cali delle esportazioni, dal 30 al 40%. Ma tutti gli operatori del siderurgico si sono trovati ad affrontare un anno di grandi irregolarità, con molti problemi sul fronte dei pagamenti e della logistica.

Nel settore delle bramme, alcuni prevedono un calo complessivo delle esportazioni di circa il 10% per il 2022. Una riduzione contenuta grazie ai primi mesi dell’anno molto positivi, alle forti vendite in Cina nel secondo trimestre e alla domanda costante dalla Turchia e dal sud-est asiatico. Inoltre, fino ad ottobre 2024, l’Europa continuerà ad importare bramme russe.

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