I problemi dell’acciaio sono l’offerta, prezzi imprevedibili e prospettive cupe

Dal mercato dell’acciaio arrivano segnali molto preoccupanti, non solo per la siderurgia ma anche per tutto il settore industriale europeo.

Se non vi piacciono le brutte notizie o se volete illudervi che tutto finirà bene, forse è il caso di non proseguire nella lettura… Ma se volete capire cosa sta succedendo sui mercati siderurgici globali, i dati che arrivano settimana dopo settimana non sono per nulla tranquillizzanti.

Le interruzioni delle forniture di ghisa, una delle materie prime chiave nella produzione dell’acciaio, ha provocato anche nell’ultimo mese un aumento dei costi delle materie prime su tutto il mercato globale.

Sanzioni e carenza di metallo destinate a durare

Russia e Ucraina sono fornitori chiave di ghisa visto che la prima è il quinto produttore mondiale per volumi e la seconda è il decimo (dati Ukrmetallurgprom). La carenza di ghisa provocata dalle sanzioni imposte alla Russia ha creato enormi problemi in Europa e negli Stati Uniti, con un aumento dei costi della ghisa stessa e dell’acciaio.

La guerra in Ucraina ha cambiato anche il mercato globale dei prodotti lunghi in acciaio, con un’interruzione da un giorno con l’altro dei flussi di materie prime e prodotti finiti. Adesso, sul mercato c’è più domanda che offerta e la volatilità dei prezzi è cresciuta.

Come noto, le sanzioni dell’Unione Europea (UE) contro la Russia hanno ridotto la disponibilità di acciaio nel continente e, secondo IREPAS, si tratta di provvedimenti che rimarranno in vigore a lungo, dando un forte sostegno ai prezzi dell’acciaio.

Niente acciaio dalla Russia, meno dall’Ucraina e meno anche dalla Cina

La Russia gioca un ruolo di non poco conto sul mercato globale visto che, nel 2021, ha prodotto 75,6 milioni di tonnellate di acciaio grezzo, pari al 3,9% della fornitura globale (dati World Steel Association), di cui è presumibile pensare che l’Europa non vedrà più. Nel caso invece dell’Ucraina, sebbene stia ancora producendo ghisa e acciaio, molti impianti sono stati danneggiati o distrutti durante la guerra. Secondo Ukrmetallurgprom, a gennaio l’Ucraina ha prodotto 1,79 milioni di tonnellate di ghisa e 1,85 milioni di tonnellate di acciaio. Ma, con i suoi porti sul Mar Nero chiusi, la merce non ha potuto essere esportata.

Anche la Cina, il più grande produttore di acciaio al mondo (53% della produzione globale), ha ridotto la sua produzione. Infatti, nell’ambito del piano cinese di decarbonizzare l’economia, il governo ha implementato politiche per limitare la produzione di acciaio e le emissioni. A gennaio, la produzione cinese di acciaio grezzo è crollata dell’11,2% anno su anno (81,7 milioni di tonnellate) e, secondo i dati della China Iron and Steel Association, ha continuato a diminuire anche a febbraio (59,4 milioni di tonnellate).

Gli analisti si rifiutano di prevedere i prezzi

Una situazione tanto complicata ed incerta non si era mai vista e anche gli analisti si rifiutano di fare previsioni sui prezzi dell’acciaio, a meno che non siano a breve termine.

EUROFER ha evidenziato come il consumo di acciaio sia in aumento in Europa ma ha avvertito che il settore industriale è alle prese con enormi incertezze a causa della crisi energetica in corso. Le prospettive stanno diventando sempre più cupe per le continue interruzioni della catena di approvvigionamento, l’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia e l’inflazione galoppante.

C’è un significativo rischio che le attuali politiche climatiche, energetiche e sanzionatorie della UE trascinino il continente in una profonda crisi strutturale, che provochi la deindustrializzazione dell’Europa.

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