Per il piombo, la parola che meglio descrive l’andamento dei prezzi degli ultimi due anni è volatilità. Naturalmente, anche questo metallo è stato colpito dai lockdown e dalle restrizioni a seguito del COVID-19, soprattutto durante i primi mesi del 2020. Ma poi ha recuperato.
Andiamo quindi a vedere più in dettaglio cosa è successo e cosa ci possiamo aspettare per il 2021…
2020, un anno terribile prima, positivo poi
I prezzi del piombo avevano iniziato l’anno scambiando a 1.903 dollari per tonnellata e, a metà gennaio, avevano cominciato a crescere sulle aspettative di un possibile accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina. Ma con l’arrivo del COVID-19, il prezzo del metallo è crollato, raggiungendo il punto più basso dell’anno a 1.589 dollari (25 marzo).
All’inizio, la pandemia ha colpito duro, un po’ come per tutti i metalli di base. Con la maggior parte del mondo in lockdown, la domanda di piombo è affondata.
Interessante però notare che, anche in questi drammatici frangenti, è emerso come la richiesta di batterie non sia cessata. Infatti, sebbene le automobili fossero ferme, i camion e i furgoni dovevano muoversi per rifornire gli ospedali e i supermercati, oltre che per consegnare a domicilio le spese online. Ma anche le batterie industriali e di backup erano essenziali per mantenere la vita in funzione, per alimentare ospedali, data center, società di telecomunicazioni e altre infrastrutture critiche.
Di conseguenza, le batterie al piombo per queste applicazioni si sono rivelate indispensabili. Ecco perché la produzione è stata riavviata velocemente e i prezzi del piombo hanno cominciato a rimbalzare bruscamente, raggiungendo un massimo di 1.994 dollari a metà agosto.
Il prezzo del piombo ha iniziato a indebolirsi alla fine dell’estate, quando le scorte si stavano accumulando nei magazzini di borsa. Ma, a novembre, sono ripartiti gli acquisti da parte dei fondi d’investimento e i prezzi hanno raggiunto il loro massimo annuale a 2.117 dollari (30 novembre), per poi ritracciare a fine anno a 1.972 dollari.
Arriva il 2021
Per quanto riguardo quello che possiamo attenderci per la domanda di piombo nel 2021, è indispensabile guardare alla Cina. Secondo la società di consulenza Wood Mackenzie, ci sono alcuni dubbi sul rafforzamento dei consumi cinesi di piombo nel nuovo anno.
La domanda di batterie in Cina sembra forte, ma è guidata più dall’esportazione che dal consumo interno. Perciò, Wood Mackenzie prevede un rimbalzo dell’uso di piombo cinese di circa il 5% nel 2021. Nel resto del mondo le aspettative sono per una crescita del 4%, dopo un calo di quasi il 7% nel 2020.
In termini di offerta, la produzione delle miniere di piombo non riprenderà completamente ai livelli pre-pandemia, almeno per un paio d’anni. Sarà però l’offerta di secondario a colmare le necessità, con conseguente eccesso di offerta di piombo raffinato. In ogni caso, non saremo inondati di piombo e il mercato dei concentrati di piombo continuerà ad essere difficile per chi deve acquistare.
Ci sarà una limatura dei prezzi
Sempre secondo Wood Mackenzie, nel 2021, il prezzo del piombo raggiungerà una media di poco inferiore a 1.900 dollari.
Anche gli analisti di FocusEconomics non sono rialzisti e pensano che i prezzi del piombo scenderanno leggermente dai loro livelli attuali, che sembrano un po’ al di sopra di quello che suggeriscono i fondamentali. Nel quarto trimestre del 2021 i prezzi medi saranno di 1.890 dollari, mentre nel quarto trimestre del 2022 arriveranno a 1.956 dollari.
Infine, un avvertimento per il settore del riciclaggio del piombo, che produce due terzi della produzione globale totale.
Considerando che il riciclaggio dipende totalmente dallo scarto di batterie, cosa che non si può in alcun modo influenzare, potremmo trovarci con volumi di scarti inferiori agli altri anni. Infatti, la domanda straordinaria di batterie sostitutive creata dai vari lockdown, ha fatto sì che molti veicoli abbiano già cambiato le batterie, nuove e più potenti, la cui sostituzione andrà in là nel tempo.
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