Il mese di ottobre promette bene per il piombo. Nel corso della scorsa settimana il balzo dei prezzi al London Metal Exchange (LME) è stato del 12%, raggiungendo quasi i 2.100 dollari per tonnellata.
La scintilla che ha fatto incendiare il mercato è stato l’abbassamento di 17.125 tonnellate delle scorte LME, che hanno raggiunto i livelli più bassi di un ventennio. Con sole 10.900 tonnellate a magazzino la borsa di Londra detiene l’equivalente di poche ore di consumo globale.
Meno energivoro rispetto allo zinco
Ma quali sono le condizioni al contorno del mercato del piombo in questi mesi? Innanzitutto, come hanno chiuso le fonderie di zinco in Europa, anche quelle di piombo hanno subito ridimensionamenti. Tuttavia, non va dimenticato che le raffinerie di piombo sono meno vulnerabili alla crisi energetica rispetto alle fonderie di zinco, semplicemente perché sono meno energivore. Secondo Macquarie Bank, la raffinazione del piombo usa circa 800 kilowattora per tonnellata, mentre quella di zinco impiega 4.750 kilowattora per tonnellata.
Ciò non significa che l’esplosione dei prezzi dell’energia in Europa non abbiano colpito anche il piombo. Infatti, Ecobat Technologies, il più grande riciclatore al mondo, questo mese ha sospeso la produzione nei suoi stabilimenti italiani di Paderno e di Marcianise, facendo venir meno la fornitura di 80.000 tonnellate all’anno.
Chiuderà anche l’impianto di piombo di Portovesme?
Anche Glencore sta pensando cosa fare dell’impianto di piombo di Portovesme, dove ha già chiuso lo scorso anno il gemello che produceva zinco. Nel frattempo, la fonderia da 155.000 tonnellate di Stolberg (Germania), rimane chiusa in attesa dell’approvazione dell’acquisto da parte di Trafigura.
A peggiorare le cose sul fronte dell’offerta, l’Unione Europea (UE) ha imposto ad aprile il divieto di importazione di metallo russo.
Ma se in Europa l’offerta di piombo è decisamente in crisi, anche il resto del mondo ha qualche problema con le forniture di questo metallo. Secondo l’International Lead and Zinc Study Group, la produzione globale di raffinato è diminuita del 2,2% nei primi sette mesi di quest’anno.
Senza ombra di dubbio, come per lo zinco, l’offerta di piombo si sta riducendo e il mercato sta diventando molto rigido e pronto a scattare verso l’alto o verso il basso ad ogni minima sollecitazione.
Ma la domanda non crollerà
Tuttavia, esiste una grande differenza tra i due mercati. Mentre si prevede che la domanda di zinco precipiterà nei prossimi mesi a causa della recessione del settore manifatturiero europeo e della frenata dell’economia americana, il piombo non seguirà la stessa sorte.
Infatti, il principale mercato di utilizzo finale del piombo è rappresentato dalle batterie per veicoli e il 78% di questa domanda viene dalla sostituzione delle stesse. Considerando che quando una batteria si guasta non ci sono alternative che cambiarla, possiamo considerare il piombo come un metallo a prova di recessione.
Certamente, la recessione porterà ad una minor domanda di piombo rispetto ai periodi di crescita economica, ma il fenomeno non sarà così marcato come avverrà per gli altri metalli industriali.
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