Anche un metallo trascurato dagli investitori come il piombo, ha vissuto giornate di gloria durante lo scorso anno. Infatti, il metallo ha toccato i massimi di 3 anni seppur in mezzo ad una grande volatilità. Ci aspetta un altro anno come il 2021 o il mercato si rilasserà e gli acquirenti potranno tirare qualche sospiro di sollievo?
2021, un anno volatile
I prezzi del piombo hanno iniziato il 2021 bene, dopo essersi ripresi dall’incertezza generata dal COVID-19 nel 2020. A inizio dello scorso anno le quotazioni oscillavano intorno ai 2.000 dollari per tonnellata e, per la maggior parte del primo trimestre, erano orientate al rialzo. Ma poi, i prezzi hanno cominciato a scendere, probabilmente appesantiti dai rendimenti statunitensi più elevati e dalla domanda ancora al ribasso per le automobili.
Adagiato su un pavimento di circa 1.900 dollari, il piombo ha iniziato una riscossa che lo ha portato a 2.500 dollari in pochi mesi, grazie soprattutto alla domanda da parte dei principali consumatori cinesi.
Ma l’altalena dei prezzi non era finita, tanto che alla fine del terzo trimestre si registravano valori appena al disopra dei 2.000 dollari a causa della continua carenza di energia in Cina, che ha portato a tagli produttivi che hanno pesato sulla produzione di batterie al piombo. Inoltre, i problemi dei produttori di automobili per la carenza di semiconduttori, così come l’aumento dei prezzi del silicio, hanno esercitato un’ulteriore pressione al ribasso.
Anche se il 2021 si è chiuso con prezzi intorno ai 2.300 dollari, il piombo, tra i metalli di base, è stato quello che mostrato una maggiore debolezza nel corso di tutto il vecchio anno.
Cosa ci aspetta nel 2022
In termini di domanda, la pandemia ha colpito pesantemente la domanda di piombo, dal momento il suo utilizzo principale è nelle batterie tradizionali e il settore automobilistico ha dovuto affrontare molti problemi nell’ultimo anno, primo tra tutti la carenza di chip.
Ma, nel 2022, il mercato dovrebbe riprendersi, sempre che il mondo riesca finalmente a superare il COVID-19. Probabilmente, l’effetto della ripresa si sentirà maggiormente nella seconda metà dell’anno.
Dal punto di vista dell’offerta, secondo l’International Lead and Zinc Study Group, la produzione globale delle miniere di piombo è aumentata del 4,6% nei primi 10 mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020. I maggiori incrementi sono stati in Bolivia, Cina, India, Messico e Perù, mentre c’è stata una significativa riduzione in Polonia.
Inoltre, l’offerta mondiale di piombo raffinato ha superato la domanda di 15.000 tonnellate durante i primi 10 mesi del 2021, con i livelli delle scorte totali in aumento di 31.000 tonnellate. Fitch Solutions prevede che la produzione globale delle miniere aumenterà molto durante il periodo dal 2021 al 2023.
A tal proposito, ci saranno maggiori investimenti nelle miniere di rame, zinco e argento che producono piombo come sottoprodotto. Nello specifico, la produzione mineraria di piombo crescerà più rapidamente in Perù e Australia, mentre rallenterà in Cina per l’inasprimento delle normative ambientali.
Qualche prezzo futuro…
Per CMP Group, nonostante l’aumento della produzione e un previsto surplus, nel 2022 non sarà così facile rifornirsi di piombo e i prezzi aumenteranno, soprattutto nei i primi mesi dell’anno, che hanno sempre goduto di una forte domanda stagionale. In termini numerici, i prezzi registreranno una media annua di 2.600 dollari.
Più pessimisti gli operatori intervistati da FocusEconomics, che prevedono prezzi medi di 2.057 nel quarto trimestre del 2022 e di 2.025 dollari nel quarto trimestre del 2023.
Infine, gli analisti continuano ad evidenziare il punto debole del piombo per gli anni a venire e cioè la graduale eliminazione delle batterie al piombo che, insieme al passaggio verso le tecnologie verdi, rappresenta un rischio al ribasso assai significativo e da non trascurare.
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