Lo stagno sembra un missile sparato nello spazio. I suoi prezzi sono passati da 13.000 dollari nel mese di gennaio a 22.000 a tonnellata questo mese: una crescita di ben il 70%!
Per chi ci segue, il boom di questo metallo non è certo una sorpresa, dal momento che esistevano tutta una serie dati fondamentali che lo avevano preannunciato.
A parte il generalizzato sentimento rialzista su tutto il settore dei metalli, gli approvvigionamenti di stagno erano in forte deficit da quando l’Indonesia aveva posto il divieto alle esportazioni di minerale grezzo. Le esportazioni del paese sono diminuite del 16% durante i primi otto mesi di quest’anno, mentre nel 2015 erano scese di quasi il 30%.
I prezzi sono saliti rapidamente e a nulla è valso che il Myanmar abbia aumentato la produzione, aiutando le importazioni cinesi per quasi 346.000 tonnellate, con un incremento del 94% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Certamente, viene da chiedersi cosa sarebbe successo se sul mercato non fosse arrivato tutto questo metallo dal Myanmar… Una curiosità che presto potrebbe venir soddisfatta, se è vero che, come sembra e come ha ben descritto l’International Tin Research Institute, il paese ha già dato fondo a tutte le sue riserve più economiche di stagno, mentre i costi di estrazione più alti e la mancanza di investimenti per nuovi impianti si tradurrà in un forte calo della produzione.
Per chi deve acquistare stagno c’è solo da sperare che i forti rialzi di prezzo registrati fino ad oggi, possano indurre il mercato a prendersi una pausa per digerire tutti i guadagni di quest’anno. Ma, con ogni probabilità, anche se ci sarà una pausa, non appena il Myanmar rallenterà la propria produzione assisteremo ad una nuova esplosione verso l’alto delle quotazioni.
Dopo anni di anonimato, anche lo stagno vuole la sua parte da protagonista sul palcoscenico dei metalli.