I prezzi del minerale ferroso hanno raggiunto i 70 per tonnellata (19 luglio), con un guadagno del 7% in pochi giorni.
La pubblicazione degli ultimi rapporti trimestrali di bilancio dei principali produttori (Rio Tinto e BHP Billiton), hanno infuocato i prodotti siderurgici, ferro e acciaio in testa.
Secondo Financial Review, Rio Tinto ha dichiarato che le sue spedizioni di minerale di ferro sono ai minimi di quest’anno e ciò ha alimentato le preoccupazioni circa una diminuzione delle forniture per i prossimi mesi. Nel frattempo, i dati rilasciati da BHP Billiton mostrano un modesto aumento della produzione per quest’anno.
Per BHP Billiton, la produzione di ferro va in controtendenza rispetto alla diminuzione del 16% della produzione di rame, causata dallo sciopero nella miniera di Escondida in Cile e dalla manutenzione dell’impianto di Olympic Dam.
Per gli analisti di Morgan Stanley, i guadagni dei prezzi del ferro, del carbone e del gas naturale, significheranno maggiori dividendi per gli azionisti della BHP. Il consiglio della famosa banca di investimento americana è di sovrappesare i titoli azionari di BHP, con un obbiettivo di 29,75 dollari.
Non è però dello stesso parere Citi, che ha calcolato un prezzo atteso di 25,50 dollari. Citi ha una visione ribassista sui prezzi delle materie prime e, tra BHP Billiton e Rio Tinto, preferisce quest’ultima per diversificare su ferro e alluminio. Inoltre, Citi prevede che i prezzi del ferro saranno in media di 62 dollari per quest’anno e di 50 dollari dal 2018 al 2020.
Secondo Goldman Sachs, l’offerta di metallo crescerà, portando i prezzi a circa 47 dollari nel 2018.
Infine, per completare il quadro dei principali attori del mercato del ferro, la brasiliana Vale è attesa ad un altro record trimestrale di produzione, ma i dati ufficiali verranno rilasciati soltanto nei prossimi giorni.
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