Prezzi del ferro condannati a scendere. Ma sarà vero?

I prezzi del ferro rimangono sostenuti ma gli analisti prevedono l’arrivo di una tempesta che condannerà il metallo alla discesa. Ma i produttori la pensano molto diversamente…

A voce di popolo i prezzi del ferro scenderanno. Ma perché esserne così sicuri?

Dopo un’impennata del 62% ad aprile ed una forte retromarcia nei mesi successivi, il ferro è ancora del 26% più in alto di quanto non fosse a inizio anno.

Un andamento certamente guidato dalla forte domanda in Cina, le cui importazioni nei primi otto mesi sono cresciute fino al 9,3% rispetto allo scorso anno. Ma nonostante una produzione di acciaio che va a gonfie vele, gli operatori rimangono dubbiosi sul fatto che i prezzi del ferro possano rimanere al di sopra dei 55 dollari a tonnellata ancora a lungo.

I grandi produttori, come Vale e Cliffs Natural Resources, cercano di assicurare il mercato che i prezzi poggiano su solide basi ma gli analisti delle più importanti banche d’affari non sembrano della stessa opinione. Westpac crede che l’aumento dell’offerta porterà i prezzi a circa 38 dollari, mentre Citigroup si aspetta una media di 45 dollari per il prossimo anno.

Morgan Stanley prevede che il mercato si indebolirà e i prezzi torneranno a 40 dollari

Anche Morgan Stanley prevede che il mercato si indebolirà e i prezzi torneranno a 40 dollari, aiutati dall’avvicinarsi dell’inverno in Cina, che non è mai a favore della produzione di acciaio. I fattori inaspettatamente favorevoli che hanno portato le quotazioni a livelli sorprendenti, scompariranno nel 2017 e, analizzando il mercato dei futures, sembra che gli investitori si stiano preparando per una discesa.

Ma non tutti sono pessimisti, produttori australiani in testa che credono che i prezzi rimarranno stabili.

D’altronde, se i prezzi dovessero davvero scendere, con una domanda debole, i produttori cinesi sarebbero spinti a politiche aggressive di esportazione che indebolirebbero ulteriormente le posizioni dei produttori occidentali. Uno scenario che sarebbe particolarmente negativo per l’Europa e un po’ meno per gli Stati Uniti, meglio protetti da barriere anti-dumping.

Comunque vada, ancora una volta, il mercato del ferro si è dimostrato tanto poco manovrabile dagli operatori finanziari quanto direttamente aggrappato all’economia reale e concreta, ma anche sorprendentemente imprevedibile.

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