I consumatori finali in Europa cominciano a fare qualche passo indietro e i prezzi dell’acciaio, almeno per quanto riguarda i coils laminati a caldo, hanno cominciato a diminuire nonostante il calo della produzione.
Secondo la World Steel Association, la produzione mondiale di acciaio grezzo nei primi tre mesi del 2022 è stata di quasi 457 milioni di tonnellate, inferiore rispetto ai 490 milioni di tonnellate nello stesso periodo del 2021.
In Cina scendono i prezzi del ferro
Nel frattempo, anche i prezzi del minerale di ferro in Cina sono scesi, soprattutto a causa dei lockdown decisi dopo la nuova ondata di COVID-19.
La politica zero-covid della Cina, con il blocco di una megalopoli come Shanghai, sta spingendo la domanda al ribasso e il prezzo del minerale di ferro (qualità 62%) è sceso di quasi il 10% in meno di una settimana, toccando i 136 dollari a tonnellata. Ma ci sono timori che, se anche Pechino verrà messo in lockdown, il ferro finirà al di sotto dei 100 dollari.
Ancora molti, troppi, fattori di incertezza
Di conseguenza, molti si domandano se i prezzi dell’acciaio siano pronti per iniziare una retromarcia. In realtà, è del tutto fuori luogo crederlo, visto che persistono ancora moltissimi fattori di incertezza e, soprattutto, il mercato globale sembra ancora sbilanciato tra domanda e offerta (negli Stati Uniti i prezzi dell’acciaio sono ancora in crescita e in Cina sostanzialmente stabili).
Tra questi fattori critici c’è l’avanzata militare della Russia nell’Ucraina orientale e meridionale che, con ogni probabilità, la porterà a controllare gli importanti impianti produttivi della zona. Di conseguenza, anche questa parte di acciaio ucraino passerebbe sotto il controllo russo e come tale rientrerebbe nelle sanzioni che l’Unione Europea ha imposto contro i prodotti siderurgici della Russia.
Ciò potrebbe avere un grave impatto sugli utenti finali in Europa centrale e orientale, oltre che una forte spinta dei prezzi verso l’alto in tutto il continente.
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