C’è il rischio che i prezzi del petrolio scendano ad un minimo di 30 dollari al barile entro fine anno. L’allarme è stato lanciato da Alexander Novak, ministro russo dell’Energia.
Secondo il ministro russo, l’OPEC e i suoi alleati (tra i quali c’è anche la Russia) potrebbero produrre più petrolio entro la fine dell’anno rispetto alla domanda del mercato. La data che potrebbe essere catastrofica per i prezzi del petrolio è la fine di giugno. Infatti, allora scadranno gli accordi OPEC circa il taglio alla produzione.
Lo spettro di un brusco calo dei prezzi
Se i partner OPEC non riuscissero ad accordarsi sull’estensione dei tagli alla produzione non è da escludere uno scenario di brusco calo dei prezzi. Una eventualità favorita anche dalla guerra commerciale in corso tra USA e Cina che sta portando ad un rallentamento economico globale.
Secondo Reuters, ci sono grossi rischi di sovrapproduzione ma, a detta del ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita Khalid al-Falih, l’OPEC sta per raggiungere un accordo per estendere l’accordo sul taglio della produzione oltre giugno.
La questione centrale per capire quanto sta accadendo tra i produttori di petrolio è che la Russia non ha bisogno che i prezzi del petrolio siano troppo alti e, come ha detto recentemente Putin, sarebbe soddisfatta di un prezzo tra 60 e 65 dollari al barile.
Sotto gli 85 dollari il bilancio dell’Arabia Saudita va in rosso
Ma l’Arabia Saudita ha bisogno che il petrolio valga almeno 85 dollari per riuscire a far quadrare i propri bilanci.
Naturalmente, questi interessi contrastanti creano un disaccordo tra i due paesi leader tra i produttori di petrolio.
L’Arabia Saudita, dalle ultime dichiarazioni del ministro dell’Energia, sembra fiduciosa che la Russia si disporrà a favore dell’estensione degli accordi per mantenere i tagli alla produzione di petrolio anche per i prossimi mesi.
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