Tutti sanno che la carta moneta è soggetta a svalutazione. Inoltre, in periodi di crisi economica, il rischio che la carta moneta possa perdere il suo valore è sempre più alto.
Ma pochi si rendono conto di cosa significa realmente il deprezzamento di una moneta, soprattutto su orizzonti di medio-lungo termine.
Se esaminiamo per esempio il caso di una moneta come il dollaro statunitense, il cui deprezzamento è particolarmente preoccupante, scopriamo che tra il 2002 e il 2008 ha visto un calo di valore del 40%. In altre parole, chi si fosse addormentato nel 2002 con 100.000 dollari nascosti sotto il materasso e si fosse risvegliato nel 2008, avrebbe scoperto che le sue banconote valevano soltanto 60.000 dollari: un incubo dopo il risveglio!
Il dollaro sempre più debole è un buon affare per gli USA?
E come se non bastasse, le politiche attuali degli Stati Uniti spingono per un dollaro ancora più debole. Questo in parte perché un dollaro più debole, significa che gli Stati Uniti dovranno rimborsare molto meno ai debitori esteri. Inoltre, un dollaro debole serve ad aumentare il PIL, grazie alle esportazioni che diventano assai più competitive.
Quindi, un dollaro debole può essere un buon affare per gli Stati Uniti, ma è chiaramente un pessimo affare per tutti gli americani con qualche risparmio o con un reddito fisso. Perciò, viene naturale domandarsi se gli americani saranno così patriotti da accettare un tale sacrificio?
Per noi europei invece, è una grande delusione scoprire che i principali promotori del mercato aperto mondiale, con regole e condizioni uguali per tutti, sono in realtà i primi ad adottare politiche monetarie per rendere i nostri prodotti troppo costosi e ad offrire i prodotti americani in tutto il mondo a prezzi sempre più bassi, grazie alla svalutazione della moneta.
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