Preparare il mondo alla pensione: missione impossibile?

È assai difficile non essere pessimisti circa il destino dei sistemi pensionistici, non solo in Italia ma, soprattutto, a livello globale. Ecco perchè…

Le proiezioni del deficit di risorse previdenziali globali, entro il 2050, ammontano all’astronomica cifra di 400 bilioni di dollari.

Un problema difficile anche da immaginare, che nasce dalla convergenza di molteplici fattori a livello mondiale: l’invecchiamento della popolazione, la maggiore aspettativa di vita, tassi di fertilità più bassi e bassi tassi di interesse.

Come se non bastasse, gli alti livelli del debito pubblico e la sempre maggiore competizione commerciale globale peggiorano ulteriormente le cose. O meglio, le peggiorano per le singole persone, che sono costrette a prendersi carico della propria sicurezza finanziaria per il futuro. È quello che molti chiamano la crisi della sicurezza della pensione.

Pensioni da fame

Con l’aumento dell’aspettativa di vita globale, ci sono più anni di pensionamento da finanziare. I sistemi pensionistici pubblici da soli, che sono già sotto pressione, in genere possono contribuire soltanto per una parte di ciò che è necessario per vivere da pensionati. Inoltre, a questo riguardo, le persone non risparmiano abbastanza, sia in termini di risparmi che in temini di piani di pensionamento.

Tutto ciò porta ad entrate inadeguate per la pensione. Come a dire che, se qualcosa non cambia, le pensioni globali saranno da fame.

Lavori precari e occasionali senza nessuna copertura

Più della metà della forza lavoro mondiale è impiegata informalmente in quella che viene spesso definita la gig economy: lavoratori temporanei e part-time, lavoratori occasionali e liberi professionisti indipendenti.

Le persone scelgono o accettano questi lavori per necessità o per avere maggiore flessibilità. Tuttavia, in genere, lavorano senza alcuna copertura di sistemi di pensionamento obbligatori e/o volontari, anche in mercati maturi come quelli occidentali.

Un peso insostenibile

A livello globale, stiamo assistendo ad un drammatico aumento del numero di persone che arrivano l’età della pensione. Nel 2050, in Brasile, Cina, Hong Kong e Corea del Sud, quasi il 50% della popolazione supererà i 65 anni e sarà quindi in età pensionabile. Naturalmente, il calo dei tassi di fertilità amplifica questo effetto. I rapporti di dipendenza (il numero di anziani per 100 adulti in età lavorativa) in questi paesi sono proiettati almeno al triplo tra il 2015 e il 2050 e più del doppio in un certo numero di altri mercati emergenti.

In Italia, il rapporto tra la popolazione attiva (20-65 anni) e i pensionati si raddoppierà nel giro di una generazione. Inoltre, la percentuale di pensionati rispetto ai lavoratori passerà dal 37% di oggi al 65% nel 2040.

Con un minor numero di lavoratori per pensionato, non ci sono molte opzioni per sostenere tutto il sistema: o pagare meno ai pensionati o tassare di più chi lavora. Oppure una combinazione di entrambe le opzioni.

Con ogni probabilità, da qui al 2050, ci aspettano molte altre riforme del sistema pensionistico… e non saranno belle sorprese!

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