Il mercato del petrolio in 2 parole: incertezza e volatilità

Il brutto momento che sta attraversando il mercato petrolifero mondiale non sembra destinato a finire tanto presto.

In questo momento, il modo migliore per definire il mercato del petrolio a livello mondiale è con 2 sole parole: incertezza e volatilità.

Per tre sessioni consecutive il prezzo è salito di oltre il 27% e, subito dopo, la delusione per i dati della produzione cinese e americana, hanno portato i prezzi del greggio a restituire circa la metà dei guadagni in un solo colpo.

I dati appena comunicati dall’American Petroleum Institute (API) evidenziano un accumulo di scorte di petrolio negli Stati Uniti e una produzione che rimane in eccesso di offerta.

Qualche analista, guardando i grafici, suggerisce che è stato toccato un minimo a breve termine e quindi dovremmo presto assistere ad un rimbalzo. Considerazioni abbastanza discutibili dal momento che la tendenza ribassista è ancora in atto e le forniture di petrolio globali continueranno a superare la domanda anche in futuro.

I prezzi saranno deboli fino a quando non prenderà piede un riequilibrio del mercato globale

Secondo Reuters, il ministro del petrolio iraniano ha illustrato che l’Iran dovrebbe essere in grado di produrre ulteriori 500.000 barili al giorno non appena le sanzioni verranno rimosse, seguiti da altri 500.000 barili al giorno.

Inoltre, i mercati azionari globali stanno costituendo un driver negativo per il mercato del petrolio. L’EMI Global Equity Index, un indice dei 10 più importanti mercati azionari del mondo, ha ampliato la perdita da inizio anno al 6%, con sei su dieci mercati azionari mondiali in territorio negativo.

Non essendoci all’orizzonte, nel breve e nel medio periodo, il venir meno della sovrapproduzione di petrolio, i prezzi punteranno verso il basso fino a quando non prenderà piede un riequilibrio del mercato globale.

I prezzi del petrolio potrebbero rimanere ancora depressi per un considerevole periodo di tempo. Il 2016 vedrà ancora un eccesso di offerta e, se ci saranno tagli alla produzione, il loro effetto non si sentirà prima del 2017 o forse anche oltre.

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