Luci ed ombre sul mercato del petrolio

Dopo anni di quotazioni record, come molte altre materie prime, il mercato del petrolio è faticosamente alla ricerca di un nuovo equilibrio, il cui baricentro si sta irrimediabilmente spostando dalla penisola arabica al Nord America.

Nonostante gli scenari negativi che periodicamente vengono disegnati circa la domanda e l’offerta di petrolio nel mondo, la realtà evidenzia, da 40 anni a questa parte, una sostanziale costanza sia della prima che della seconda.

Mentre i prezzi del petrolio sono saliti e scesi, domanda e offerta, soprattutto negli ultimi 15 anni, sono state incredibilmente costanti.

Per esempio, lo scorso autunno si prevedeva che la domanda per il 2015 avrebbe avuto un aumento di soltanto 600.000 barili al giorno. Tuttavia, appena i prezzi si sono abbassati e ci si è resi conto che ciò avrebbe stimolato la domanda, la previsione è stata rivista a 1 milione di barili al giorno.

Spesso c’è una percezione errata del mercato a causa della scarsa copertura mediatica sulla domanda di petrolio al di fuori dell’Europa e del Nord America. In realtà, la crescita della domanda di petrolio è stato enorme in Medio Oriente, Africa e Asia, con la Cina che è il caso più eclatante dell’aumento della richiesta di petrolio nel continente asiatico.

La rivoluzione dello shale oil ha reso disponibile nuovo petrolio anche se i profitti per i produttori sono quasi nulli

Nel 1998 il prezzo del petrolio era di 10 dollari al barile. Da allora, si è verificato in Asia il più grande aumento della domanda sul mercato del petrolio mai visto prima. Africa e Medio Oriente hanno quasi superato l’Europa in termini di domanda, mentre l’Asia ha superato il Nord America.

Detto questo, la recente rivoluzione del cosiddetto shale oil, petrolio estratto dai depositi di scisto negli Stati Uniti, ha reso disponibile nuovo oro nero ma i profitti per i produttori sono praticamente nulli, a causa dell’alto contenuto di gas. Tuttavia, la presenza di molti finanziatori disposti a prestare denaro alle aziende di shale oil a tassi di interesse irrisori, abbagliati da profitti inesistenti, ha creato una disponibilità di petrolio eccezionale.

Con il prezzo del greggio WTI a 50 dollari al barile, il settore dei produttori di petrolio perde circa 12,5 miliardi di dollari a trimestre equivalenti a 50 miliardi di dollari all’anno.

Il mercato del petrolio non sta attraversando uno dei suoi momenti migliori e, anche se la crescita economica mondiale di quest’anno aiuterà i prezzi a riprendersi, nessuno tra gli operatori del settore si attende di rivivere i tempi del petrolio sopra i 100 dollari al barile.

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